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Battesimo del Signore – Al Giordano Gesù di Nazaret ha detto con i fatti e con i gesti la sua forte solidarietà con i peccatori.

Il senso ultimo e più vero del Vangelo di oggi – e quindi della festa del Battesimo di Gesù – sta proprio qui: Gesù, il Figlio «amato», è la risposta che Dio Padre dà in maniera viva e concreta alle nostre attese e alle speranze del suo popolo. Questo messaggio possiamo approfondirlo rispondendo a un paio di interrogativi. Prima di tutto, cosa è avvenuto al Giordano di così straordinario come dirà Pietro nella casa di Cornelio (seconda lettura)?
Al Giordano Gesù di Nazaret ha detto con i fatti e con i gesti la sua forte solidarietà con i peccatori. ( N. Galantino )
Gesù è venuto proprio per colmare la distanza tra l’uomo e Dio: se Egli è tutto dalla parte di Dio, è anche tutto dalla parte dell’uomo, e riunisce ciò che era diviso. Per questo chiede a Giovanni di battezzarlo, perché si adempia ogni giustizia (cfr v. 15), cioè si realizzi il disegno del Padre che passa attraverso la via dell’obbedienza e della solidarietà con l’uomo fragile e peccatore, la via dell’umiltà e della piena vicinanza di Dio ai suoi figli. Perché Dio è tanto vicino a noi, tanto! ( Papa Francesco )
Per questo il Padre lo ha mandato e per questo ha posto in lui il suo compiacimento e lo ha riempito del suo Spirito. Intervenendo al Giordano ( N. Galantino ) …., la voce di Dio Padre si fa sentire dall’alto: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (v. 17). ( Papa Francesco )
Questa teofania è ricca di significato: come sulle acque primordiali, nell’in-principio della creazione, aleggiava lo Spirito di Dio (cf. Gen 1,2), così sulle acque del Giordano scende lo Spirito, inaugurando la nuova creazione nel nuovo Adamo, Gesù Cristo. E la parola di Dio dice la sua identità di Figlio di Dio stesso, Figlio unico e amatissimo, Figlio di cui Dio, vedendo lo stile da lui assunto e le azioni da lui compiute, come quel battesimo, può attestare: “Io mi rallegro di te, sei amatissimo da me, mi compiaccio di te, per come vivi e agisci, in piena conformità alla mia volontà”.
Queste parole di Dio all’inizio di ogni vangelo sinottico (cf. Mc 1,11; Lc 3,22) sono anche per ciascuno di noi, che dovrebbe sentirle rivolte a sé: sì, Dio mi dice che sono suo figlio, che sono da lui amatissimo. Ciascuno di noi dovrebbe sperare che Dio gli possa dire: “Di te mi compiaccio, di te mi rallegro!”, ma forse, conoscendo le nostre rivolte verso Dio, i nostri peccati, non riusciamo a crederlo possibile. Noi esitiamo, eppure dovremmo esserne convinti: queste sono le parole che Dio vorrebbe dirci e che ci dirà se speriamo in lui, non in noi, nella sua misericordia, non nelle nostre giustificazioni. ( Enzo Bianchi)
[Al Giordano] lo Spirito Santo, in forma di colomba, si posa su Gesù, che dà pubblicamente avvio alla sua missione di salvezza; missione caratterizzata da uno stile, lo stile del servo umile e mite, munito solo della forza della verità, come aveva profetizzato Isaia: «Non griderà, né alzerà il tono, […] non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità» (42,2-3). Servo umile e mite.
Ecco lo stile di Gesù, e anche lo stile missionario dei discepoli di Cristo: annunciare il Vangelo con mitezza e fermezza, senza gridare, senza sgridare qualcuno, ma con mitezza e fermezza, senza arroganza o imposizione. La vera missione non è mai proselitismo ma attrazione a Cristo. ( Papa Francesco )
 Nelle parole del Padre vi è la sintesi di tutte le Scritture: la solenne proclamazione del Sal 2: «Figlio mio tu sei» rivolta al Messia; il titolo di diletto che è proprio di Isacco prima del sacrificio (Gn 22,2), durante il sacrificio (ivi, 12) e dopo di esso (ivi, 16). Così il Cristo è il diletto al Battesimo, alla Trasfigurazione (17,5) e mentre viene ucciso dai vignaioli (cfr. Mc 12,7). In Lui il Padre si compiacque come proclama Davide, messia del Signore, in 2 Sm 22,20: Egli mi trasse al largo; mi liberò, perché oggetto della sua benevolenza. Il verbo al passato indica che nel Battesimo è già compendiato e rivelato il mistero del Cristo: il suo annientamento nell’Incarnazione, la sua obbedienza fino alla morte e alla morte di Croce e infine la sua risurrezione e glorificazione.
«Quello che abbiamo letto nella Scrittura sul Battesimo è divenuto vero e si qualifica in quello che stiamo per fare. Tutto il nostro essere è assunto nell’essere del Cristo tra pochi istanti: è in quest’atto che la nostra offerta viene gradita» (d. G. Dossetti, appunti di omelia, S. Antonio, 9 gennaio 1972).
[ Dobbiamo interrogarci su come ] la Chiesa tiene viva la realtà del battesimo di Gesù al Giordano. Purtroppo, e nella migliore delle ipotesi, abbiamo ridotto i sacramenti dell’iniziazione  a tappe che scandiscono socialmente la nascita, la crescita e l’inserimento delle persone nel contesto della Chiesa. Essi vanno invece vissuti come tappe che ci configurano a Cristo e ce lo fanno accogliere veramente come colui che da sempre è stato atteso e che ora sta con noi e con noi intende percorrere la strada che rende più bella la nostra vita e più sensata la nostra esistenza. ( N Galantino )
 
 

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