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I Domenica di Avvento – Nella prospettiva del Signore che viene, il tempo si dilata, si ricompone nella pace, assume qualità e prospettive che riconciliano gli affetti del cuore con la sapienza delle cose.

Oggi iniziamo il cammino dell’Avvento, che  è il tempo che ci è dato per accogliere il Signore che ci viene incontro, anche per verificare il nostro desiderio di Dio, per guardare avanti e prepararci al ritorno di Cristo.
Egli …viene dentro di noi ogni volta che siamo disposti a riceverlo, e verrà di nuovo alla fine dei tempi per «giudicare i vivi e i morti». Per questo dobbiamo sempre essere vigilanti e attendere il Signore con la speranza di incontrarlo. …
Nel Vangelo (cfr Mc 13,33-37) Gesù esorta a fare attenzione e a vegliare, per essere pronti ad accoglierlo nel momento del ritorno. …
La persona che fa attenzione è quella che, nel rumore del mondo, non si lascia travolgere dalla distrazione o dalla superficialità, ma vive in maniera piena e consapevole, con una preoccupazione rivolta anzitutto agli altri.
Con questo atteggiamento ci rendiamo conto delle lacrime e delle necessità del prossimo e possiamo coglierne anche le capacità e le qualità umane e spirituali.
La persona attenta si rivolge poi anche al mondo, cercando di contrastare l’indifferenza e la crudeltà presenti in esso, e rallegrandosi dei tesori di bellezza che pure esistono e vanno custoditi. Si tratta di avere uno sguardo di comprensione per riconoscere sia le miserie e le povertà degli individui e della società, sia per riconoscere la ricchezza nascosta nelle piccole cose di ogni giorno, proprio lì dove il Signore ci ha posto. ( Papa Francesco )
Vigilare significa anzitutto vegliare, stare desti, rimanere all’erta. L’immagine più immediata è quella di chi non si lascia sorprendere dal sonno quando il pericolo incombe o un fatto straordinario ed emozionante sta per accadere. Vigilare significa badare con amore a qualcuno, custodire con ogni cura qualche cosa di molto prezioso, farsi presidio di valori importanti che sono delicati e fragili. Vigilare impegna comunque a fare attenzione, a diventare perspicaci, a essere svegli nel capire ciò che accade, acuti nell’intuire la direzione degli eventi preparati a fronteggiare l’emergenza.
Rimanere svegli, essere attenti avere cura, vegliare dunque: veglia la sposa che attende lo sposo, la madre che attende il figlio lontano, la sentinella che scruta nel cuore della notte; veglia l’infermiere accanto al malato, il monaco nella preghiera notturna; vegliano gli uomini e le donne che sono pronti a raccogliere i segnali di aiuto dei loro amici nel pericolo, dei loro fratelli nel dolore, del loro prossimo nella difficoltà; veglia la comunità dei credenti che è rapida nel reagire alla tiepidezza e alla stanchezza che l’allontanano dall’amore degli inizi. Veglia una società civile che coglie prontamente i segni del proprio degrado, che si erge contro la corruzione dilagante, che contrasta la disaffezione nei confronti del bene comune, che non si rassegna alla deriva delle sue istituzioni pubbliche e alla casualità dei suoi ritmi vitali, che poi significano sempre il trionfo dei prepotenti e dei furbi.
Vigilare è la capacità di ritornare a prendersi il tempo necessario per aver cura della qualità non puramente clinica e commerciale della vita. …Se non siamo vigili, saranno i nostri riflessi condizionati, e non il nostro io, a decidere per noi. …
Nella prospettiva del Signore che viene, il tempo si dilata, si ricompone nella pace, assume qualità e prospettive che riconciliano gli affetti del cuore con la sapienza delle cose. L’esperienza del tempo non scorre più alla superficie dei sensi fino a declinare nella malinconia dello spirito, perché diventa esperienza sapida e profonda della vita presente, che è certamente una vita mortale, ma non destinata alla morte. E’ una vita che proprio il tempo conduce verso la vita di Dio, la stessa di cui vive il Figlio che è diventato un uomo per sempre; verso la vita dello Spirito che custodisce gelosamente per noi tutti gli affetti e gli effetti dell’amore, in vista della risurrezione della carne …  ( C. Maria Martini )
Si tratta dunque di vegliare, perché quell’uomo, il Signore della casa, verrà. Attenzione, non si dice che “ritornerà”, perché nei Vangeli mai si parla di “ritorno”, bensì di “venuta” del Signore. Egli è il Veniente (ho erchómenos), che sempre può venire….
Potrà venire alla sera, l’ora in cui proprio i tre discepoli più vicini a Gesù – Pietro, Giacomo e Giovanni –, chiamati a vegliare in preghiera per soffrire insieme a Gesù .. dormivano (cf. Mc 14,32-42).
Potrà venire all’ora del canto del gallo … mentre Pietro lo rinnega dicendo di non averlo mai conosciuto, .. (cf. Mc 14,66-72).
Potrà venire all’alba, quando la tomba di Gesù si presenta vuota perché egli è risorto da morte, ma i discepoli restano increduli anche di fronte all’annuncio pasquale delle donne discepole (cf. Mc 16,1-11). Sono ore di rivelazione di Gesù, ore della sua venuta, eppure i discepoli, i Dodici, le hanno disertate tutte, e significativamente Marco mette in luce questi fallimenti, questa non vigilanza. Per questo saranno le donne a ricevere l’annuncio pasquale e l’ordine di andare a proclamare ai suoi discepoli e a Pietro che Gesù è risorto e li precede tutti in Galilea, là dove li aveva chiamati e dove aveva vissuto con loro: è una chiamata a ricominciare…
Vegliare nella notte, vigilare, stare attenti e in guardia, sono tutte espressioni che indicano ciò che compete a ciascun discepolo, in particolare a chi è chiamato a vigilare in modo particolare, essendo posto come sentinella sulla casa e sulla comunità del Signore. Queste sentinelle hanno anche il compito di tenere svegli gli altri, di impedire loro di assopirsi e dormire. “Sentinella, a che punto è la notte?” (Is 21,11), è la domanda che i cristiani rivolgono ai loro pastori, ma purtroppo a volte anche i pastori non vegliano e dormono, incapaci di rispondere alle attese di quelli che sono stati loro affidati.
…Il cristiano dovrebbe vivere la vigilanza anche vegliando nella notte, vivendo l’attesa nel suo corpo, nella sua carne, e non lasciandola relegata ai pensieri pii. Ma in ogni caso, il fine del vegliare, anche sottraendo ore al sonno, è l’acquisizione della consapevolezza di ciò che si è e della responsabilità che si ha nella compagnia degli uomini e nella comunità del Signore. Vigilare è vivere con i sensi svegli, resistendo all’intorpidimento spirituale, al venire meno della sovraconoscenza dataci dalla fede. Vigilare è aderire alla realtà ed essere fedeli alla terra, sapendo e affermando di essere sempre alla presenza di Dio, “tempio dello Spirito santo” (1Cor 6,19) e corpo del Cristo risorto nella storia. Vigilare è resistere allo spirito dominante e conservare la capacità di critica, per non piegarci al “così fan tutti!”.
Nella chiesa, il vescovo, colui che vigila (epískopos), non si dimentichi non solo di restare sveglio, ma di risvegliare anche quanti sono a lui affidati. Sì, fa parte del ministero episcopale svegliare i sonnolenti, affinché la loro fede sia rinsaldata e tutta la chiesa attenda il Signore veniente, unendo la sua preghiera all’invocazione dello Spirito, perché “lo Spirito e la sposa dicono: ‘Vieni!’” (Ap 22,17).  ( E. Bianchi )
 

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