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I Domenica di Quaresima – Gesù ripercorre, nella forza dello Spirito, il cammino faticoso dell'umanità per redimerla.

«Che significa per noi il brano della prima lettura all’inizio della quaresima? C’è un rapporto scompensato tra Dio e uomo di cui l’uomo è artefice: egli sfigura la bellezza di Dio.
 È solo per tolleranza divina che la terra non viene inabissata. Il diluvio è evento della storia cosmica in cui si vedrebbe qual è il destino dell’uomo se Dio non sospendesse: sospende perché c’è Gesù.
La rottura provoca l’ira di Dio: Dio deve ristabilire con forza la giustizia: e questo lo si vede perché Dio ha colpito suo Figlio: è dopo che l’arco di guerra diviene arco di pace.
L’arcobaleno è un segno non solo di bellezza ma di pace: è il segno della bellezza, della restaurazione piena, e della sua bellezza primitiva e questo avviene attraverso il Cristo. (d. G. Dossetti, Appunti di omelia, Gerico, 11.3.1973).
…[ L’arcobaleno ] è il grande archivolto che sorregge il mondo. Secondo questo testo dovremmo capovolgere questa visione: tutta la terra è sostenuta da questo piccolo archivolto di pura luce che sostiene tutto. In realtà la struttura materiale del mondo sta su perché poggia su questo arco di luce rifatto. … (d. G. Dossetti, appunti di omelia, Betania 4.3.1979).
«L’arcobaleno è segno della clemenza: come dice il Signore a Noè: “Porrò il mio arco sulle nubi del cielo, e mi ricorderò del patto che ho concluso con te”. Dunque l’arcobaleno intorno al trono è la misericordia, preparata per tutti coloro che la cercano nell’Avvento del Redentore che continuamente, attraverso il giro del mondo, corre innanzi al giudizio con il grande annuncio della predicazione evangelica (Ruperto(sr M. Ignazia Danieli, appunti di omelia, Betania 4.3.1979).
Nella seconda lettura  ( 1Pt 3,18 )  si vede in che modo il Cristo è stato colpito: la carne del Cristo è stata veramente distrutta e in tal modo è divenuto segno di pace.  Da una parte l’invito a vivere con fiducia perché la redenzione è avvenuta, dall’altra ci fa vedere la profondità del peccato che ha guastato tutto l’universo. » (d. G. Dossetti, Appunti di omelia, Gerico, 11.3.1973).
Nel brevissimo brano del Vangelo di Marco di questa prima domenica di quaresima il primo personaggio è Gesù, posto al centro della narrazione; il secondo è lo Spirito che lo sospinge (non solo lo conduce); il terzo è satana; il quarto sono le fiere e il quinto gli angeli.  Dunque, in poche righe vengono descritti il cielo, la terra, l’inferno, ed è raro che nei testi evangelici ci sia una simile ricchezza di personaggi terrestri, infraterrestri, uomini, animali.  Ai cinque personaggi va aggiunto chiunque ascolta queste parole, chiunque le vive, e perciò siamo anche noi personaggi del racconto.
[Colpisce l’espressione]  Subito dopo. >>>  Marco usa spesso questo avverbio: «Subito dopo, uscendo dall’acqua, Gesù vide aprirsi i cieli» (1,10); Simone e Andrea, chiamati da Gesù «subito, lasciate le reti, lo seguirono» (1,16); Gesù vide Giacomo e Giovanni e «subito li chiamò» (1,20); «e subito era nella sinagoga» (1, 23); «e subito, usciti dalla sinagoga, entrarono nella casa di Simone» (1,39)..
Che cosa significa “subito”? Certamente indica una modalità temporale: immediatamente, senza perdere tempo, senza por tempo in mezzo, repentinamente, in fretta. Ed essendo tanto ripetuta vuole sottolineare pure il modo dell’azione: una successione di azioni rapide compiute da qualcuno che agisce con decisione, con energia, con forza; non azioni fiacche, trascinate, stentate.   Un tale modo di agire è caratteristico delle azioni fatte sotto l’impulso dello Spirito santo, ed è ciò che l’evangelista intende esprimere.   Infatti dice che lo Spirito lo sospinse. L’originale greco ha una parola più pregnante: «Lo Spirito lo gettò fuori nel deserto».
Il «gettar fuori», per chi ha familiarità con la Scrittura come l’aveva Marco, ricorda Adamo cacciato dal giardino, buttato fuori nella steppa del luogo incolto. Gesù dunque ripercorre, nella forza dello Spirito, il cammino faticoso dell’umanità per redimerla, per rendersi solidale con l’uomo cacciato dall’Eden, quasi volesse dire all’uomo: lo sono con te, nel luogo della tentazione, della prova, nel luogo del silenzio dove si gusta e si ritrova Dio. ( C. M. Martini )

« Questo Spirito è di Gesù e dentro a Lui…. è lo Spirito che chiama Gesù a Gerusalemme e lo solleva sulla Croce. …» (d. U. Neri, appunti di omelia, Betania 4.3.1979).
«. Possiamo pensare che nella “Quaresima di Gesù”  c’è la penitenza e il colloquio filiale col Padre. Perché è Figlio e perché scende su di Lui lo Spirito della filiazione, egli è gettato nel deserto per esercitare questa sua filiazione. La penitenza è anzitutto il fiorire della sua «filialità» e lotta con il demonio. La Quaresima è prima di tutto questo: sentirsi figli; l’assorbimento dell’essere figli ci astrae dal resto. (d. G. Dossetti, appunti di omelia, Betania 4.3.1979).
 [ Nel deserto ] «stava con  con le fiere» è  questa un’altra parola misteriosa. Nel contesto della Bibbia sta a significare un armonioso convivere con le forze brute della natura e con gli animali cosiddetti feroci, ossia l’aver riconquistato quell’armonia dell’uomo con la natura che si era perduta con il peccato. Celebre in proposito il brano di Isaia: «Il lupo dimorerà con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto… il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi…» (cfr. Isaia 11, 6 ss.)Gesù, avendo superata la prova delle tentazioni, ha riconquistato l’armonia, la concordia con tutto quello che, esternamente e interiormente, è distruttivo per l’uomo e fa spavento.
«Gli angeli lo servivano» è l’affermazione che abbiamo già trovato nel racconto parallelo di Matteo (4, 11). È la pienezza di comunicazione tra cielo e terra, in cui al centro c’è Gesù.    Scrive l’autore della Lettera agli Ebrei: «Quando Dio introduce il primogenito nel mondo, dice: “Lo adorino tutti gli angeli di Dio”» (1, 6). Gesù nel deserto viene servito dagli angeli come il Figlio, il primogenito; colui che si è umiliato sotto la tentazione è riconosciuto Figlio di Dio, entra in armonia con il cosmo e per questo gli angeli lo servono.
Qui Gesù è simbolo di ogni uomo che, avendo attraversato il crogiolo della prova, è riconosciuto figlio e riacquista il dominio di sé, delle forze oscure della natura e delle forze oscure della propria psiche, delle forze distruttive che si agitano in lui, e convive armoniosamente con esse, in familiarità con Dio, con gli altri uomini, con gli angeli. ( C. M. Martini)
Il deserto è un elemento fondamentale della vita cristiana. Prima di qualunque vera alleanza con Dio, come si è visto nella prima lettura, c’è da passare per un periodo di desolazione come il diluvio, dove qualcosa deve morire. ( F Rosini )
E il deserto è anche un luogo in cui si compiono delle scelte, perché l’uomo viene posto di fronte alle domande esistenzialmente più drammatiche. ( C. Maria Martini )
Nella Scrittura il deserto è ricco di simbologia. Da una parte dice luogo di fame, fatica e smarrimento; dall’altra, è quello in cui l’uomo, toccato dalla provvisorietà, si rende più disponibile all’incontro con Dio.      (Monsignor Nunzio Galantino )      
  […] Il deserto è il luogo dove si può ascoltare la voce di Dio e la voce del tentatore. ( Papa Francesco )       
  […] L’esperienza della tentazione appartiene a ciascuno di noi e ci pone davanti alla necessità di scegliere. In quanto tale non è né buona né cattiva: uno degli esiti peggiori è piuttosto l’atteggiamento di chi rinuncia a prendere in mano le cose e lascia semplicemente che vadano per la loro strada. (Monsignor Nunzio Galantino)
… Il deserto è il luogo privilegiato dell’incontro:  nel deserto Gesù è tentato; nel deserto lo sposo va a recuperare la sua sposa  che si era persa  … la ripulisce …e la fa risplendere …   Nel deserto ci si può perdere e morire  … ma ci si può fortificare  solo se si accoglie l’amato, abbandonandosi completamente a Lui   …  alla sua volontà  … al suo progetto, che a differenza del nostro, è un progetto d’amore ….. 
E lui nel deserto non ci lascia sole  .. perché anche Lui ha sperimentato l’abbandono più totale dagli uomini e  e dal Padre morendo per tiraci fuori dalla schiavitù del peccato … Sì Lui è morto per recuperare in noi il divino che avevamo perso.    ( T&T – da “ S. Rosina della Croce .. io povera inferma )

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