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XXVII Domenica del T.O. – Per Gesù da principio l’uomo e la donna si amano perché si amano. L’amore è la loro legge.

Nella prima lettura risalta la figura della donna: è l’ultima opera della creazione e compimento di essa.

Nel mistero ella apre l’orizzonte delle realtà divine, quali ci sono rivelate nel NT: le nozze del Cristo con la sua Chiesa.

La visione della creazione si apre al nostro sguardo solo in virtù della profezia.

La mente dell’uomo non può comprendere fino in fondo se Dio non gli fa vedere il significato di quanto accade. L’incontro dell’uomo con la donna diviene reale solo in virtù della conoscenza che Dio, dona e che diviene amore come adesione totale.

Nella seconda lettura Paolo puntualizza che  Colui che santifica è il Cristo [ che cessata la sua volontaria umiliazione fino alla morte di croce è coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto] i santificati siamo noi. Tutti abbiamo un’unica origine data da Dio o da Adamo o da Abramo. Gesù, dopo aver compiuto la nostra redenzione non si vergogna di chiamarci fratelli).Egli, che è il Santo, non trattiene come tesoro geloso la sua santità ma la comunica a noi e per l’unione con Lui vuole invadere tutti gli spazi della nostra esistenza con la sua stessa santità. Anche la sofferenza, le nostre debolezze, la confessione umile dei nostri peccati diventano il luogo dove si dilata la sua stessa santità. [da L.B.]

Alcune riflessioni dal Vangelo che presenta due scene, apparentemente scollegate:  la prima sulla indissolubilità del matrimonio e la seconda sull’accoglienza dei piccoli.

Nella prima parte viene sottolineato che c’è un amore che, se è vero amore, non ha leggi fuori di se stesso. A rigore, il vero amore tra un uomo ed una donna non dovrebbe avere nessuna legge. .. Se la legge c’è, è per la durezza del cuore. 

… Quel vincolo, che nel momento dell’ingenuità affidiamo alle forze intrinseche dell’amore, in realtà va affidato alle disposizioni coattive della legge. Altrimenti tutto crolla.

Il problema che Gesù si pone non è quello, tante volte rimbalzato nei nostri dibattiti politici, se il matrimonio è indissolubile o no. Per Gesù da principio Egli parla sempre come «da principio» l’uomo e la donna si amano perché si amano. L’amore è la loro legge. Non ha bisogno di codice in quanto il codice appartiene a questa lunga stagione della storia – lunga come la storia – che è la durezza del cuore umano, il quale, per un verso – ed ecco la sua nobiltà – è capace di rendere esplicita, come una fioritura incessante, la potenza primordiale della creazione.  (Ernesto Balducci – Il Vangelo della Pace – Vol 2 anno B)

 Dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; «per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola». Così non sono più due, ma una sola carne. È il capolavoro della creazione. […]Capolavoro che non è finito lì, nei giorni della creazione. Infatti il Signore ha scelto proprio questa icona per spiegare l’amore che lui ha verso il suo popolo. Un amore grande, al punto che quando il popolo non è fedele, lui parla comunque con parole di amore. (dalle Omelie di papa Francesco a Santa Marta, 28 febbraio 2014: Mc 10, 1-12).

Ma questo capolavoro dell’arte del vivere insieme nell’amore è perseguibile solo con l’aiuto della grazia, con l’efficacia del Soffio santo del Signore.

***

Nella seconda parte vengono portati e presentati a Gesù dei “bambini” (paidía), affinché li tocchi, e dunque, attraverso il contatto fisico, comunichi loro forze benefiche di guarigione di benedizione.

Nella cultura giudaica del tempo i bambini non contavano nulla, erano di fatto trattati da esclusi, come le donne e gli schiavi. Il rapporto con un rabbi è una relazione importante che riguarda gli adulti, quelli che sono in grado di conoscere e osservare la Torah. Per questo i discepoli intervengono a sgridare i bambini, ma Gesù va in collera, si indigna e li rimprovera perché i bambini, come gli altri “esclusi” e “marginali”, hanno un loro posto nel regno di Dio.

Proprio i bambini e quelli che sono simili a loro per la piccolezza e l’essere scartati e ai margini, sono i primi beneficiari e destinatari del Regno. Non vi è qui nessun ipotetico riferimento a un’innocenza dei bambini, ma viene messa in evidenza la loro condizione di povertà, di esclusione, di piccolezza, che attira l’attenzione di Gesù. Semmai egli sa individuare in questi bambini una esemplarità nella loro accoglienza del dono del Regno: stupore, meraviglia, nessun merito vantato, ma la semplicità di chi accoglie il dono dei doni. E così Gesù ammonisce quanti nella sua comunità vorrebbero impedire agli esclusi, ai poveri, agli ultimi l’accesso a lui. Proprio a questi ultimi va invece la sua tenerezza, la sua benedizione, il suo abbraccio, affinché non si sentano più abbandonati o messi ai margini. ( E. Bianchi )

 

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