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IV Domenica di Avvento: Maria visita Elisabetta – La tenerezza di questo incontro è figura di un comunicare umano e riuscito.

Nella Prima lettura si sottolinea la “piccolezza” di Betlemme: nonostante sia stata la città  che ha dato origine alla monarchia davidica, .. Betlemme è sempre rimasta piccola..  ma chiamata a custodire un messaggio, l’umile origine di Davide (cfr. 1Sm 16,11) e quindi del Messia. È un criterio costante di Dio quello di scegliere in contrasto con le scelte umane.  E il Messia  obbedisce a questo criterio.

Il parto della Madre del Messia dà inizio alla redenzione. Questo parto è reale ed è pregno di simbolo perché sta ad indicare che cessano per il popolo le doglie della tribolazione e che questa  si concluderà nella gioia della salvezza.

Il Bimbo che nascerà si differenzia da tutti gli altri bimbi perché la sua origine è prima del principio.

 

La seconda lettura fa riferimento al salmo 39(40) per mettere in evidenza la dinamica interna della Parola: affermando il primato dell’ascolto lo sviluppa ulteriormente con l’indicazione del “corpo che mi hai preparato”.

Ascoltare la parola è la via nella quale tutta la persona viene chiamata e coinvolta. Da questo ascolto della parola nasce la rivelazione che gli antichi sacrifici del tempio sono ormai superati, ed erano solo figura – ombra! – del vero sacrificio, nel quale l’orante dice: “ ecco io vengo a fare la tua volontà” come dicono i versetti 8 e 10 in riferimento a Gesù e al suo sacrifico d’Amore. ( G. Nicolini)

 

Nel brano del Vangelo di Luca, la visita di Maria a Elisabetta è il prodromo della visita che il Signore fa al suo popolo per la mediazione di Maria.  

Come diceva il Cardinale Carlo Maria Martini, il mistero della Visitazione permette al credente d’oggi di approfondire un aspetto importante della vita di fede: la ricerca della volontà di Dio nelle relazioni e negli incontri quotidiani. 

Nell’incontro tra Maria ed Elisabetta sono presenti tutte le caratteristiche di una relazione profonda e autentica fondata su Dio, soprattutto la reciprocità (si comprende, si è compresi , si discerne la volontà di Dio, si comunica).  

E’ un comunicare che si manifesta anzitutto nel mistero della voce, … (“Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio seno”: Lc 1, 44).  

Attenzione reciproca e concretezza sono alla base della comunicazione dialogica tra Maria e Elisabetta.  

E’ un incontro nel gesto e nella parola che esprime la sovrabbondanza del cuore, la gratitudine e la gratuità.  Maria si sente capita a fondo, sente che il suo segreto, che non aveva osato dire a nessuno e che non sapeva come esprimere senza timore di essere tacciata di follia, è stato capito, accolto, stimato, apprezzato. La tenerezza di questo incontro è figura di un comunicare umano e riuscito. ( B. Forte )

Gli esegeti hanno notato che Luca, narrandoci l’episodio della visita di Maria a Elisabetta, si è ispirato ad un testo dell’Antico Testamento che ci descrive il cammino dell’arca dell’alleanza verso il Tempio di Gerusalemme (2 Sam. 6, 1-13)… Davide, prima che l’arca giunga da Obed-Edom nelle montagne della Palestina esclama: « Com’è possibile che l’arca del Signore venga verso di me? ». Le le parole ,di saluto che Elisabetta rivolge a Maria sono le stesse con le quali Davide saluta l’arca. …. La presenza nell’arca appartiene ancora all’ordine dei simboli. La presenza in Maria è già nell’ordine del compimento.. (Jean Daniélou )

 

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