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II Domenica di Quaresima – Le certezze che nascono da un contatto con la Gloria di Dio, non possono essere dette nel contesto del nostro discorso feriale, né propagate come se fossero verità di tipo filosofico o scientifico.

Nella PRIMA LETTURA   l’intervento   amoroso di Dio nel travaglio di fede di Abramo ( come anche in Maria al momento dell’annunciazione).  Dio è presenza amorosa   in una vicenda superiore alle sue forze. Il credere di Abramo che “ il Signore accredita come giustizia”  non poggia  sulla  evidenza di una razionalità della  ricerca ma  sull’abbandono alla Parola di Dio . Ad lui viene promessa una discendenza e una terra  per la quale dovrà morire alla sua terra. Questa terra diventa così il segno e l’evento di una nuova appartenenza, segno della famigliarità con Dio.

La perplessità di Abramo “come potrò sapere” esprime sia l’apertura al mistero come il dubbio: è apertura al mistero in Abramo e nella vergine Maria, è dubbio in Zaccaria, padre di Giovanni.

IL torpore che scende su Abramo al tramonto del sole è il sonno profetico, lo stesso che cadde su Adamo quando “fu costruita” la donna.  Il sonno di Abramo, a differenza di quello di Adamo, è caratterizzato da un oscuro terrore. «Il sonno di Adamo è prima del peccato; c’è tuttavia il fatto che il sonno di Adamo è una lacerazione e lo fa figura del Cristo crocifisso per i nostri peccati. Abramo invece deve attraversare questo sonno per diventare padre della nuova umanità. Il sonno di Adamo e di Cristo sta alla radice della fecondità, ha come effetto la generazione della sposa (Eva, la Chiesa). L’umanità nuova nasce di lì, tutto passa attraverso questo sonno profondo» (d. G. Dossetti, appunti di omelia, Gerico, 10.3.1974).

 

Nella SECONDA LETTURA il dolore di Paolo per coloro che confidano in un’osservanza e in una pratica apparentemente virtuose ed esigenti, ma che avranno come esito finale la loro perdizione. La salvezza ci è donata e dalla “croce di Cristo”(ver.18) e da quella “cittadinanza nei cieli” che il suo sacrificio d’amore offre a tutta l’umanità.   Dalla croce e dalla gloriosa risurrezione di Gesù noi aspettiamo la salvezza.  Per  la croce di Gesù “il nostro misero corpo” – alla lettera “il corpo della nostra umiliazione” –  Gesù stesso  “trasfigurerà per conformarlo al suo corpo glorioso”. La Pasqua di Gesù, e non le nostre opere: da qui la nostra salvezza!

 

Nel  VANGELO Il mistero del Tabor : mistero di preghiera, in cui Gesù prega e insegna a pregare.  Nella teofania di Dio la presenza di Mosè (la legge) ed Elia (la profezia) che si «intrattengono» con Gesù» [ C. M. Martini ]   

Gli sono accanto e gli parlano del suo “esodo”, della sua fine, della sua morte che avverrà presto a Gerusalemme..  ….  Inadeguati a tale mistero, i tre discepoli sono oppressi dal sonno, ma riescono a vincerlo e a contemplare “la gloria” di Gesù e dei due uomini che parlano con lui della sua passione, morte e resurrezione. . (E. Bianchi)   

Ma dopo aver contemplato la gloria di Gesù, gli apostoli, entrati nell’oscuramento della nube dove furono presi da timore, vennero impegnati dal Signore – è detto in un altro sinottico – a tacere su quello che avevano veduto.

Le certezze che nascono da un contatto con la Gloria di Dio, non possono essere dette nel contesto del nostro discorso feriale, né propagate come se fossero verità di tipo filosofico o scientifico.

Esse eccedono a tal punto la credibilità, sono così al di fuori della nostra possibilità di rappresentarle che il vero modo di rispettarle è il silenzio.   

C’è un silenzio che nasce dal vuotouno non dice niente perché non ha niente da direma c’è un silenzio che nasce dal pieno uno non dice niente perché sa che quello che dice non è credibile. … C’è un ritegno che è l’opposto della mancanza di fede, è un segno della fede.

[…] È dentro una nube che viviamo, dunque, la nostra esperienza di fede.  Vivere così significa innanzitutto vivere sotto il segno della croce. Paolo, con parola forte, parla dei «nemici della croce».  

I nemici della croce di Cristo sono tutti coloro che dimenticano che l’esistenza è sotto il segno della morte… La nube ci circonda totalmente. … Viviamo dentro una nube dove, come gli Apostoli, abbiamo un gran terrore.  … La fragilità dell’uomo, gli squilibri dell’uomo aggressivo, il sangue che si sparge, ci danno terrore. ..

Come la fiaccola che passa, secondo un rito antico, attraverso gli animali squartati mentre anche Abramo è nel terrore – è l’iniziativa di Dio che si fa vivo, che porta la promessa e libera Abramo dal terrore… L’altra verità è che in questa nube non c’è nessun tramite per tener contatto con la gloria di cui vi ho detto se non la parola che dobbiamo ascoltare: «Questo è mio figlio, ascoltatelo».

Ciò che ci rimane come eredità è questa parola, scritta, sì, nei libri, ma in realtà trasmessa nella viva palingenesi del cuore ( E. Balducci )

 

 

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