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Domenica di Pentecoste: " È possibile incontrarsi a Babele ?"

Pentecoste Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole” (Gen 11, 1).
Così la Bibbia idealizza quei primordi felici in cui gli uomini si potevano intendere con facilità e spontaneità. Ma impegnati in un gigantesco sforzo che avrebbe dovuto consacrare la loro onnipotenza tecnologica, gli uomini non seppero reggere alla tensione: si confusero e poi si dispersero.
Tale confusione è considerata dalla Bibbia un castigo divino, che lega per sempre al nome di una città il simbolo della confusione dei linguaggi e della fatica che gli uomini e le culture fanno a intendersi tra loro: “La si chiamò Babele, perché il Signore confuse la lingua di tutta la terra” (Gen 11, 9).
Babele rappresenta dunque l’impossibilità di tutti gli umani a parlare tra loro con un unico linguaggio. Essa evoca segnali che si accavallano, si confondono ed elidono a vicenda. Babele è il luogo degli appuntamenti; mancati: le lingue non si intendono, gli equivoci si moltiplicano e la gente non si incontra. Al massimo ci si urta, ci si irrita a vicenda, ciascuno si lamenta perché l’altro non l’ha capito.
Babele è il simbolo della non-comunicazione della fatica e delle ambiguità a cui è soggetto il comunicare sulla terra.
Babele è anche il simbolo di una civiltà in cui la moltiplicazione e la confusione dei messaggi porta al fraintendimento.
Nasce di qui la domanda angosciosa: come ritrovare nella Babele di oggi una comunicazione vera, autentica, in cui le parole, i gesti, i segni corrano su strade giuste, siano raccolti e capiti, ricevano risonanza e simpatia?
E’ possibile incontrarsi in questa Babele, inserire anche in una civiltà confusa luoghi e modi di incontro autentico? è possibile comunicare oggi nella famiglia, nella società, nella Chiesa, nel rapporto interpersonale? come essere presenti nel mondo dei mass-media senza essere travolti da fiumi di parole e da un mare di immagini? come educarsi al comunicare autentico anche in una civiltà di massa e di comunicazioni di massa?
 ….  Dio è comunione e comunicazione: si comunica a noi e ci abilita a entrare in comunicazione gli uni con gli altri, risanando i nostri blocchi comunicativi.
Potremmo esprimere questo grande tema sinfonico con molti motivi e richiamarlo con molte icone e simboli. Accennerò solo ad alcuni di essi, perché il lettore sia invogliato a cercare nella Bibbia e a trovare ciò che interiormente lo nutre. Non c’è niente che risani tanto il cuore come la contemplazione del comunicarsi divino nelle sue diverse forme
Il racconto della discesa dello Spirito santo sugli Apostoli e della conseguente loro capacità di esprimersi e di farsi capire in tutte le lingue, superando la confusione di Babele (At 2, 1-47), è una delle icone più efficaci del dono del comunicare che Dio elargisce al suo popolo.
Il brano degli Atti si compone di tre parti. Nella prima (2, 1-3) vengono descritti alcuni segni di una teofania, cioè di un intervento divino: “venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo”, “…apparvero loro lingue come di fuoco”. Questi segni richiamano quelli della grande teofania del Sinai (cf Es 19,16-19), dove il popolo ricevette la legge e l’alleanza. Ma qui il fuoco assume la figura di lingue, simbolo del comunicare umano.
Nella seconda parte (2, 3-12) si descrive il miracolo delle lingue, sia nell’esperienza dei discepoli (“cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”) sia in quclla degli ascoltatori (“com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?”).
Nella terza parte (2, 14-47) Pietro spiega che cosa è avvenuto: si tratta del dono dello Spirito santo, inviato da Gesù Cristo che è stato crocifisso e che è risorto. Vengono anche ricordati gli effetti “contagiosi” di questo dono; da esso ha origine la prima comunità cristiana: “quel giorno si unirono a loro circa tremila persone” (2, 41).
Il dono dello Spirito santo a Pentecoste suscita dunque una straordinaria capacità comunicativa, riapre i canali di comunicazione interrotti a Babele e ristabilisce la possibilità di un rapporto facile e autentico tra gli uomini nel nome di Gesù Cristo. Esso suscita la Chiesa come segno e strumento della comunione degli uomini con Dio e dell’unità del genere umano.
….  Alcuni segni del racconto della Pentecoste (rombo, vento, fuoco) richiamano la pagina dell’Esodo in cui viene descritta l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Ora l’alleanza è il fondamentale evento comunicativo tra Dio e l’uomo. Nell’Esodo essa è introdotta così: “Ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es 19, 4-5).
Numerose sono nella Bibbia le formulazioni affini a questa: “Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa d’Israele…: porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore” (Ger 31, 33); “Il mio diletto è per me e io per lui” (Ct 2,16; cf 6, 3).
Con diverse formule si esprime una realtà fondamentale: Dio vuole entrare in comunione con il suo popolo, vuole comunicare con lui in uno spirito di reciprocità e dì mutua appartenenza. Promette ed esige fedeltà. Tutte le pagine della Scrittura risuonano di questa volontà divina: Dio vuole donare, donarsi.
L’iniziativa è sempre di Dio, il quale offre, per puro amore e in perfetta gratuità, liberazione, sicurezza, certezza per il futuro: “Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli – ma perché il Signore vi ama. Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele” (Dt 7, 7-9).
Alla radice della comunicazione sta dunque la gratuità. L’evento comunicativo che regge tutta la storia è un evento gratuito e libero: Dio decide di comunicarsi all’uomo entrando con lui in alleanza. A tale iniziativa libera e gratuita del Dio vivente è chiesta una risposta libera e grata: la risposta della fede.
La comunicazione di Dio, che si attua nell’alleanza, suscita un popolo: esso è il frutto di tale azione divina. Di quì appare che i raggruppamenti umani avvolti da questa onda comunicativa di Dio (famiglia, comunità, popolo, comunità dei popoli) sono luoghi del comunicare umano primordiale e sono garantiti e sostenuti dalla grazia del mistero di Dio, che li muove a essere canali di comunicazione autentica fra esseri umani.
( C.M. Martini – Effatà, apriti : lettera di presentazione del Sinodo – 1990-91 )

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