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III Domenica di Avvento – Giovanni Battista : una voce" imprestata" a un altro … eco di una parola non sua …

baptNei brevi versetti del prologo di questa III Domenica di Avvento è sintetizzato tutto il senso della venuta di Giovanni, un uomo definito da Gesù “il più grande tra i nati di donna” (cf. Mt 11,11; Lc 7,28), mandato da Dio.
  …. Ministero difficile, faticoso, a prezzo della vita spesa e data, quello di Giovanni:  nella consapevolezza di non avere luce propria, egli ha solo offerto il volto alla luce, ha contemplato la luce, è rimasto sempre rivolto alla luce, in modo così convincente e autorevole che chi guardava a lui si sentiva costretto a volgere lo sguardo verso la luce, verso colui di cui Giovanni era solo testimone. ( E. Bianchi )
 Preparare, discernere, diminuire.
In questi tre verbi è racchiusa l’esperienza spirituale di Giovanni Battista, colui che ha preceduto la venuta del Messia «predicando il battesimo di conversione» al popolo di Israele.
«… Preparare, » senza prendere niente per sé …. la gente lo cercava, lo seguiva perché le sue parole erano forti come spada affilata secondo l’espressione di Isaia (49, 2).)
 «…Discernere, tra tanta gente buona, chi fosse il Signore. E «lo Spirito gli ha rivelato questo». Cosicché «lui ha avuto il coraggio di dire: “È questo. Questo è l’agnello di Dio, quello che toglie i peccati dal mondo”».
Mentre «nella preparazione Giovanni diceva: “Dietro di me viene uno…”, nel discernimento, che sa discernere e segnare il Signore, dice: “Davanti a me… è questo”».
«… Diminuire». Perché proprio «da quel momento la sua vita incominciò ad abbassarsi, a diminuire perché crescesse il Signore, fino ad annientare se stesso».
È stata questa la tappa più difficile di Giovanni, perché il Signore aveva uno stile che lui non aveva immaginato, a tal punto che nel carcere ha sofferto non solo il buio della cella, ma il buio del suo cuore». 
….   Quest’uomo che «aveva annunciato il Signore dietro di lui», che «lo aveva visto davanti a lui», che «ha saputo aspettarlo, che ha saputo discernere», ora «vede Gesù lontano.»
Quella promessa si è allontanata. E finisce solo, nel buio, nell’umiliazione. Non perché amasse la sofferenza, ma «perché si è annientato tanto perché il Signore crescesse». … ( Papa Francesco )
  … Chi è dunque Giovanni il Battista?
Se lo chiedono innanzitutto quanti vanno ad ascoltarlo, i giudei: “Chi sei tu?”.
E Giovanni risponde con semplicità: “Non sono il Messia, il Cristo da voi atteso”.
Gli chiedono ancora: “Sei tu Elia?”, colui che, profetizzato da Malachia, era atteso davanti al Signore nel suo giorno temibile (cf. Ml 3,23)?
“Non lo sono”, risponde Giovanni. Infine gli chiedono: “Sei tu il profeta”, il profeta escatologico promesso a Mosè e simile a lui (cf. Dt 18,15)? Ma ancora, per la terza volta, Giovanni nega anche quest’ultima identità proiettata su di sé.
“Gli dissero allora: ‘Chi sei? Che cosa dici di te stesso? Qual è la tua identità?’”. Ed egli risponde: “Io sono soltanto una voce, una voce imprestata a un altro, eco di una parola non mia”.
Anche questo essere voce è frutto dell’obbedienza puntuale e completa di quest’uomo alla parola del Signore annunciata dal profeta Isaia (cf. Is 40,3; Mc 1,3 e par.).
 Solo voce, che si sente, si ascolta, ma non si può vedere, né contemplare, né trattenere.
In Giovanni nessun protagonismo, nessuna volontà di occupare il centro, di stare in mezzo, ma solo di essere solidale con gli altri.
C’è chi sta al centro, c’è chi è in mezzo e noi non lo conosciamo, c’è chi è Parola rivolta a noi: è Gesù Cristo, sempre “in incognito”, sempre da cercare, ma noi non lo cerchiamo e non lo riconosciamo.
Forse solo nel giudizio finale sapremo che chi sta accanto a noi, chi ci è prossimo… è Gesù Cristo, e allora lo riconosceremo.
Nel frattempo, abbiamo bisogno di Giovanni, di ascoltare la sua voce, di vedere il suo dito che indica Gesù come colui che ci immerge nello Spirito santo (cf. Gv 1,33; Mc 1,8 e par.) e che può fare di noi delle “vite salvate”. (Enzo Bianchi)
 Gesù è ancora uno sconosciuto, come lo annunciava il Battista: «C’è in mezzo a voi uno che non è conosciuto».
Noi abbiamo Cristo nei crocifissi, nei quadri, nei simboli, nelle croci pettorali dei vescovi, negli anelli ma in realtà egli è uno sconosciuto, perché la Sua Verità verrà dopo la giustizia, e la giustizia non c’è.
In questo mondo, se Gesù viene, è crocifisso per necessità.
 Dove più è acclamato, più è crocifisso.
Bisogna essere fedeli a questa certezza, e bisogna certo, anche concedersi la gioia, ma sapendo che essa è parzialmente illegittima, e che essa è solo il pregustamento di ciò che sarebbe il mondo, qualora facessimo giustizia.
 «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?»
Che volete che significhi il battesimo?
Anch’esso è diventato un rito sterile, inutile in cui le buone famiglie si assicurano che anche i figli siano garantiti per la vita eterna.
Ma un battesimo di fuoco è un battesimo che brucia, come il fuoco nelle stoppie.
Il battesimo di fuoco ci rende impazienti, ci rende incapaci di stare zitti; il battesimo di fuoco ci rende appassionati nella denuncia delle ingiustizie e pone questa passione al di sopra di ogni altra preoccupazione, anche dell’obbedienza, della docilità.  (Ernesto Balducci – da “Il Vangelo della pace” vol. 3 – anno C)
 
 

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