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II Domenica di Avvento – La salvezza è offerta ad ogni uomo e ad ogni popolo, nessuno escluso …

Giovanni BaptProsegue il nostro cammino di Avvento, passo dopo passo, incontro al Signore che viene, per poter vivere in comunione con lui.
L’Avvento è tempo di conversione, tempo per preparare la via al Signore, per raddrizzare i sentieri che ancora “rallentano” il regno di Dio.
L’autenticità di questo percorso di conversione, però, ha come presupposto la nostra sincerità davanti a Dio, il nostro accettare di presentarci a lui così come siamo, senza infingimenti, senza indossare “maschere”, senza nascondere le tante debolezze e ferite che segnano la nostra vita.
In questo senso, possiamo riconoscerci un po’ tutti nella condizione di “lutto” di Gerusalemme al tempo del profeta Baruc (prima lettura), proprio perché, lungo il cammino, spesso sperimentiamo il dolore, il fallimento, la sconfitta.
Ma ecco che oggi il Signore viene a ridare speranza e fiducia al nostro cuore: «Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’affizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre». È la promessa di Dio che diventa invito a rialzarsi dalle nostre miserie per riprendere la strada con lui. E per aiutarci in questo, il Signore ci pone accanto delle figure di riferimento. La scorsa domenica ci ha accompagnato la presenza di Maria, che abbiamo riscoperto come Madre e sorella nostra. Oggi, la liturgia ci propone la figura straordinaria di Giovanni Battista. ( N. Galantino )
Predicava «un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Lc 3,3). E noi forse ci domandiamo: “Perché dovremmo convertirci? La conversione riguarda chi da ateo diventa credente, da peccatore si fa giusto, ma noi non abbiamo bisogno, noi siamo già cristiani! Quindi siamo a posto”. E questo non è vero. Così pensando, non ci rendiamo conto che è proprio da questa presunzione – che siamo cristiani, tutti buoni, che siamo a posto – che dobbiamo convertirci: dalla supposizione che, tutto sommato, va bene così e non abbiamo bisogno di alcuna conversione….. ( Papa Francesco )
Voce di uno che grida nel deserto: “ Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”
Ma che ci fa Giovanni nel deserto?
Giovanni, in quanto figlio di un sacerdote, all’età di diciotto anni doveva presentarsi al tempio per essere esaminato per verificare che non avesse nessuno dei difetti che impedivano l’esercizio del sacerdozio e poi continuare, perpetuare il sacerdozio del padre.
Giovanni no. Giovanni è il bambino che fin dal seno della madre è stato ripieno di Spirito Santo, lui è l’uomo dello Spirito, non l’uomo del rito. Per cui rompe con la società e va nel deserto, lontano da Gerusalemme e lontano dal tempio. La parola di Dio scende proprio su di lui. …. Egli percorse tutta la regione del Giordano predicando un battesimo per il perdono dei peccati. ( A. Maggi )
 Lasciarsi immergere (questo, alla lettera, il senso del verbo “battezzare”) nelle acque del fiume Giordano.
Questo atto è immagine di un affogamento: si va sott’acqua, si depone nell’acqua “l’uomo vecchio con i suoi comportamenti mortiferi” (Col 3,9; cf. Rm 6,6; Ef 4,22), e si viene fatti riemergere dalle acque come uomini e donne in grado di “camminare in una vita nuova” (Rm 6,4).
Questa immersione, segno che significa un ricominciare, una novità, ed è compiuto pubblicamente, davanti a tutti e davanti al profeta che immerge, diventa un impegno. Non è una delle tante abluzioni prescritte dalla Torah per riacquistare la purità perduta, ma è un atto compiuto una volta per sempre, che indica una precisa opzione, che dovrà essere guida e criterio di tutta la vita che verrà. Conversione, ritorno sulla strada che porta a Dio, ritorno al Signore, rivolgersi a lui: ecco ciò che questa immersione significa.
 Quello che fa Giovanni è inaudito, è una sfida tremenda, perché i peccati venivano perdonati andando al tempio di Gerusalemme, portando delle offerte a Dio. Giovanni non è d’accordo. Lui, l’uomo dello Spirito, dice che il perdono dei peccati non avviene attraverso un rito liturgico, offrendo dei doni al Signore, ma attraverso un cambiamento radicale di vita – vivendo per gli altri, e questo ottiene la cancellazione dei peccati. ( E. Bianchi )
Non ci sono persone escluse da quest’invito alla conversione per realizzare il regno di Dio. Ogni uomo è destinato a sperimentare la gloria del Signore, l’amore del Signore. ( A Maggi )
La voce del Battista grida ancora negli odierni deserti dell’umanità, che sono – quali sono i deserti di oggi? – le menti chiuse e i cuori duri, e ci provoca a domandarci se effettivamente stiamo percorrendo la strada giusta, vivendo una vita secondo il Vangelo. Oggi come allora, egli ci ammonisce con le parole del profeta Isaia: «Preparate la via del Signore!» (v. 4).
È un invito pressante ad aprire il cuore e accogliere la salvezza che Dio ci offre incessantemente, quasi con testardaggine, perché ci vuole tutti liberi dalla schiavitù del peccato. Ma il testo del profeta dilata quella voce, preannunciando che «ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (v. 6). E la salvezza è offerta ad ogni uomo e ad ogni popolo, nessuno escluso, a ognuno di noi. ( Papa Francesco )
Dunque buona notizia per tutti, “non per alcuni, né per pochi né per molti, ma per tutti”, come recentemente ha gridato con gioia papa Francesco (Cattedrale di Firenze, 10 novembre 2015, Incontro con i rappresentanti del convegno nazionale della chiesa italiana).
Tutto ciò avviene ai margini della terra santa, alle soglie del deserto, con il suo vuoto, il suo silenzio, la sua solitudine.
Quale contrasto tra la “grande” storia, che vede regnare Tiberio, Erode e gli altri, che registra il sommo sacerdozio di Anna e Caifa, e la storia di salvezza, che si realizza in modo umile, nascosto! Niente di ciò che dà lustro al potere politico è presente; niente di ciò che caratterizza la solenne liturgia sacerdotale appare: no, semplicemente un fiumiciattolo, dell’acqua in cui immergersi, dei corpi che scendono e risalgono dall’acqua per azione delle braccia di un uomo, Giovanni, il quale è solo voce che nel deserto chiede una vita altra, nuova, chiede agli uomini e alle donne di ricominciare a vivere secondo la volontà del Signore. Q
uello di Giovanni era un battesimo in cui l’acqua era eloquente di per sé, non oscurata o nascosta da tante pretese azioni cultuali: acqua, parola, corpi che sono immersi e poi riemergono, braccia che accompagnano chi discende e poi lo risollevano… piena umanità di quel segno-sacramento dell’immersione. È sufficiente però definirlo “battesimo”, per comprenderlo purtroppo solo come rito e non come gesto e parola, gesto che parla, parola che agisce! (E. Bianchi)
 
 

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