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Omelia del nostro Vescovo Vincenzo nella Solennità dell’Epifania – Cattedrale 06 Gennaio 2018

La Solennità dell’Epifania è la festa della Luce e della manifestazione del Signore.
Il racconto dei Magi ha sempre dominato l’immaginario collettivo.
   L’evangelista Matteo è molto parco nella descrizione dei Magi, dice molto poco della loro identità, della loro origine, del loro numero.
Vengono da Oriente a Gerusalemme, con uno scopo ben preciso: cercano il Re dei Giudei!
    Questi stranieri sono alla ricerca di chi nella sua terra non è conosciuto, eppure si lasciano guidare da un intuito, avvertono che non possono restare in patria, a casa propria, ancorati alla propria poltrona, alle proprie abitudini, al proprio potere; sentono che devono mettersi in cammino, lasciando le proprie sicurezze per un ignoto ricco di sorprese, per un’avventura non priva di rischi.
      A guidare i Magi è una stella; astronomi e scienziati hanno cercato di scoprirne l’origine e la natura; a noi interessa piuttosto il senso di questa immagine che rappresenta una rivelazione dal cielo.
        I Magi si lasciano guidare da una luce che li conduce a Gesù: “Abbiamo visto spuntare la Sua stella e siamo venuti ad adorarlo”.
       Una stella che pare faccia qualche capriccio: compare, scompare, desta curiosità, stupore e anche qualche incertezza.
       Gli uomini delle istituzioni a Gerusalemme restano turbati: hanno paura di un bambino!
       È sintomatica questa paura! Mi domando: un uomo potente che teme un bambino inerme che uomo è?
       Chi vive di sospetti, chi si perde in dietrologie sterili e inconcludenti, vive sempre nella paura e finisce per aver paura della sua stessa ombra.
        Solo gli uomini liberi non temono niente e nessuno.
          A riconoscere e a incontrare Gesù non sarà Gerusalemme, luogo del potere degli uomini sugli uomini, ma guarda caso, sono degli stranieri: i Magi che vengono da lontano, simbolo di tutti i popoli chiamati e disponibili alla fede!
    I Magi, cercatori di Dio, uomini in cammino, pronti a lasciare tutto, ad affrontare qualunque difficoltà.
                Nel corso del viaggio intrapreso, è facile immaginare quante peripezie: cercare, indagare, dovere stare allerta, fiutare l’inganno dei malvagi, l’arroganza e le strumentalizzazioni degli Erode di ieri e di oggi, usare intelligenza e astuzia per non cadere in trappole e vicoli ciechi; uomini in viaggio i Magi, confortati solo dalla loro tenacia e dalla capacità di scrutare i segni del cielo, ma alla fine: “Al vedere la stella provarono una gioia grandissima”.
      È la gioia di chi ha trovato la luce del mondo, di chi si lascia illuminare, di chi si muove come figlio della luce.
         Raggiungere una meta è sempre motivo di grande gioia e così fu per i Magi che finalmente possono godere della visione del Bambino: “Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”.
       L’Epifania ci chiama a metterci in cammino. Il viaggio dei Magi è il viaggio della vita.
      Siamo chiamati a prendere una decisone, a intraprendere un cammino con coraggio, disposti ad aprire lo scrigno del nostro cuore e a consegnare il dono della nostra vita nelle mani di un Bambino che noi riconosciamo come il Dio fatto uomo.
      Mi piace immaginare il ritorno dei Magi al loro paese: certamente per tutta la vita avranno raccontato la loro esperienza come un’avventura esaltante.
      Chi incontra il Signore non può non raccontare la sua esperienza, perché l’incontro con il Signore cambia la vita.
        Anche noi possiamo essere la stella di Natale, punto di riferimento, ogni qualvolta conduciamo qualcuno all’incontro del Signore.
        Anche noi possiamo essere come i Magi, quando l’itinerario della nostra vita è illuminato dalla luce del Signore.
        Si tratterà sempre di un lungo viaggio, alla fine del quale, troveremo ancora quel bambino.
 
         Al suo sorriso forse faticheremo a rispondere con un sorriso altrettanto spontaneo e puro: potremmo provare un po’ di imbarazzo, ma poi sarà Lui a prenderci in braccio.
         E il suo calore, più intenso di quello del sole, scioglierà la brina che le fatiche e le incomprensioni di questa vita avranno accumulato nel nostro cuore.
        Andiamo dunque a Betlemme, inginocchiamoci, mettiamoci in atteggiamento di adorazione e certamente saremo trasformati.
       La luce del Signore ci accompagni sempre e in ogni luogo.
           
           

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