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XIX Domenica del T.O. – Chi crede nella parola del Cristo, chi crede nelle sue promesse messianiche, si muove anche sulle acque: l’impossibile diventa reale.

Anche questa domenica, la Parola di Dio – attraverso le esperienze di Elia (I lettura) e di Pietro (Vangelo) – ci propone una metafora della vita di fede e del nostro rapporto con il Signore. Nella PRIMA LETTURA  Elia, desideroso di incontrare Dio, si aspetta che Egli si manifesti in modo eclatante, con fenomeni naturali impetuosi e impressionanti (secondo le tipiche immagini religiose del tempo). Ma non sarà così. Dio lo sorprende, rivelandosi con un’esperienza molto più “intima” e “pacifica”, una brezza leggera, quasi impercettibile. Soltanto chi fa esercizio di silenzio e di preghiera può percepire la ricchezza del “vento leggero” della presenza del Signore che non ha bisogno né di chiasso né di realtà vistose per farsi incontrare.

Colpisce, nella SECONDA LETTURA, l’atteggiamento interiore di Paolo, quando afferma che vorrebbe essere lui stesso “anatema” a vantaggio dei suoi fratelli, mi pare si possa cogliere in lui il mistero stesso di Gesù, e il suo inabissarsi nella povertà della condizione umana fino alla morte del malfattore subita in obbedienza al Padre. Il suo dolore, testimoniato dallo Spirito Santo, è proprio un’offerta della sua vita per la salvezza dei suoi fratelli.     Il loro rifiuto nei confronti del Figlio di Dio non cancella nulla della loro elezione e quindi della loro posizione e missione nei confronti di tutti i popoli del mondo. E tutto questo fino all’evento supremo per il quale “da loro proviene Cristo secondo la carne”(ver.5). Nella parte finale  c’è l’affermazione suprema: di Gesù Paolo dice che “Egli è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli”. E’ rara l’attribuzione a Gesù del nome diretto di “Dio”. Rara e preziosissima! A me sembra che oggi si debba sempre affermare che per noi cristiani Gesù è Dio. Al punto che se qualcuno ci chiede chi è Dio per noi, noi dobbiamo, con ingenua semplicità, parlare sempre di Gesù. Si potranno poi far seguire molte precisazioni, ma prima di tutto bisogna partire sempre dalla nostra fede di Gesù, “Dio benedetto nei secoli”. ( G. Nicolini)

Nel brano del VANGELO Pietro si muove sulle acque appena Gesù gli dice: «Vieni». Ecco l’impossibile che si inserisce in un quadro di rapporti umani: è il simbolo del rapporto di fede.  

                Chi crede nella parola del Cristo, chi crede nelle sue promesse messianiche, si muove anche sulle acque: l’impossibile diventa reale.

 Se usciamo da tutte le misure  … entriamo nell’impossibile  ..   vado verso qualcosa che è fuori delle misure umane.   Gesù che va verso i suoi, i suoi che vanno verso di Lui nella ricomposizione di una comunione, al di sopra delle regole della natura, basata soltanto sullo slancio dell’amore, è simbolo di quello che dobbiamo vivere e fare.   

                Qualunque sia l’oggetto della nostra fede che noi assumiamo come senso della nostra vita, noi dobbiamo camminare sulle acque. Se vogliamo supporti di garanzia non li abbiamo, in quanto essi sono prodotti di quel tempo che per definizione è troppo al di qua degli obiettivi verso cui andiamo. Tutta la cultura del tempo, ad esempio, è fatta apposta per dimostrarci che non c’è sicurezza senza forza; questo mi dice perfino la teologia! Ma Gesù mi parla del contrario. Che faccio? Entro nelle acque? Cammino nel vuoto?    

                Occorre camminare nel vuoto che non è un vuoto, è una pienezza in prospettiva, che appartiene al domani del mondo. Così facendo, mentre per un verso rompiamo gli ormeggi col presente, ci separiamo dalla saggezza dominante e sembriamo come pazzi che tentano l’impossibile, per l’altro non facciamo che servire il futuro dell’uomo, il futuro di coloro che sono chiusi e tranquilli dentro la banalità del buonsenso quotidiano.

 

                Questo principio andrebbe poi contestualizzato con osservazioni particolari, ma nella sua sostanzialità mi sembra proprio il principio dalla pagina di oggi. E poiché essa è una pagina essenzialmente ecc1esiologica – questa barca con Pietro è la Chiesa – noi dovremmo dire: se la Chiesa avesse camminato sulla acque come sarebbe il mondo?

Forse la barca è diventata una corazzata, si è munita di garanzie di sicurezza e, come una corazzata, naviga lontana dalle speranze umane.

Una delle due, o si sceglie la speranza umana e si cammina sulle acque, o si sceglie la sicurezza e diventiamo una corazzata. L’alternativa di fondo del Vangelo è questa.  ( Ernesto Balducci- da: “Il Vangelo della pace” – Vol. 1)

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