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XXIII Domenica del T.O. – La sequela : amare più di quanto … portare la croce … rinunciare agli averi ….

Sequela (2)Nel vangelo di questa domenica Luca presenta le tre radicali condizioni che Gesù ha posto a quanti lo vogliono seguire.
Il Contesto:  Gesù sta andando verso Gerusalemme ed è seguito da tanta gente che, per un malinteso senso del messia, lo segue pensando poi di andare a spartirsi il potere e il bottino.
Pensano che Gesù sia il glorioso messia, il figlio di Davide, che va a restaurare il defunto regno di Israele, e non hanno compreso che Gesù è il figlio di Dio, quello che non va a togliere il potere, ma a donare la propria vita a Gerusalemme.
E scrive l’evangelista, vangelo di Luca, cap 14 versetti 25-33, che “una folla numerosa andava con lui”.
A questo equivoco, Gesù , “si voltò e disse loro …”, ed è la prima radicale condizione, «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle, e perfino la propria vita»”, in greco adopera il termine ‘psyché’ che significa ‘se stesso’, «non può essere mio discepolo». ( A. Maggi )
 
Questa parola è illuminata da un’altra pronunciata da Gesù quando vennero a riferirgli che i suoi famigliari, da cui egli si era allontanato…. lo cercavano con insistenza: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica».
Sì, per il cristiano il legame d’amore con Gesù, Parola di Dio fatta carne (cf. Gv 1,14), deve avere l’assoluta precedenza su ogni altro vincolo, anche di sangue: è Cristo che egli deve amare con tutto il cuore, la mente e le forze (cf. Dt 6,5).
Attenzione, non si tratta di una richiesta totalitaria: non bisogna amare lui soltanto, ma lui più degli altri nostri amori; bisogna amare, come lui ha amato (cf. Gv 13,34), tutte le altre persone, senza alcuna distinzione…  ( E. Bianchi )
 
….  L’adesione a Gesù deve andare al di là dei vincoli familiari, e, in particolare, c’è l’immagine della moglie perché nella parabola che Gesù in precedenza ha comunicato ai suoi, uno degli ostacoli che uno presenta per andare a questo banchetto del regno è “ho preso moglie perciò non posso venire”.
Quindi la prima condizione radicale è che l’adesione a lui deve andare al di sopra dei vincoli familiari, …. 
 La seconda condizione radicale è l’accettazione del disprezzo della società e quindi la grande solitudine.
 Infatti, afferma Gesù, «Colui che non porta la propria croce»”, letteralmente “chi non solleva la propria croce”, “«E non viene dietro a me, non può essere mio discepolo»”.
E’ la seconda volta che appare il tema della croce, tema che, ricordo, non riguarda mai la
sofferenza, i momenti tristi che la vita inevitabilmente fa incontrare, mai la croce nei vangeli ha questo significato, ma sollevare la croce significa accettare il disprezzo della società perché quelli che venivano condannati a questa infamia erano considerati la feccia della società.
E, in particolare, Gesù si rifà al momento preciso in cui il condannato doveva lui sollevare l’asse orizzontale della croce. Da quel momento doveva andare verso il luogo dell’esecuzione circondato da ali di folla per le quali era un dovere religioso insultare e malmenare il condannato. ( A. Maggi )
 
Dio è un dio del ‘portare’.
Il Figlio di Dio portò i nostri peccati nella carne, portò perciò la croce, portò tutti i nostri peccati e, portandoli, effettuò la riconciliazione.
 Perciò anche chi lo segue è chiamato a portare.
L’essere cristiani consiste nel portare.
 Come Cristo mantenne la comunione col Padre portando i pesi del mondo, così, portando i pesi, chi segue Gesù è in comunione con lui.
 L’uomo può scrollarsi di dosso il peso impostogli, ma non si libera, in questo modo, del peso in genere; anzi, porta ora un peso molto maggiore, più insopportabile; per sua propria volontà porta il peso, scelto da lui, della sua persona.
 Gesù ha chiamato tutti coloro che si sono caricati di vari dolori e pesi, perché buttino i loro pesi e prendano su di sé il giogo di Gesù che è mite, il suo peso, che è leggero.
Il suo giogo, il suo peso, è la croce.
 Camminare sotto questa croce non è miseria e disperazione, ma ristoro e pace per l’anima, è massima gioia.
Non camminiamo più sotto i pesi e le leggi fatte dagli uomini, ma sotto il giogo di colui che ci conosce e cammina lui stesso sotto la croce insieme a noi.
 Sotto il suo giogo noi siamo certi della sua vicinanza e della sua comunione. chi lo segue trova Gesù stesso, se prende su di sé la sua croce. (D. Bonhoeffer, Sequela p. 74)
 
Gesù accompagna queste sue parole con due brevi parabole.
Come per costruire una torre o affrontare una battaglia è indispensabile calcolare in anticipo con intelligenza le proprie forze, così anche per seguire lui: il discepolo, infatti, è chiamato non solo a incominciare ma anche a «portare a compimento» la sua sequela.
Sì, la vita cristiana non è questione di un momento o di una stagione, ma richiede perseveranza fino alla fine, fino alla morte. E la perseveranza esige un grande amore per Gesù Cristo, l’amore da cui nasce la disponibilità ad andare con lui anche dove noi non vorremmo; ovvero, implica la fede che sarà lui, Cristo, il quale nel suo amore per noi «porterà a compimento ciò che ha iniziato in noi» (cf. Fil 1,6). ( E. Bianchi )
 
 [ La terza condizione ], «Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo»”.
 La rinuncia a tutto quello che si possiede, non mettere la sicurezza in quello che si ha, ma mettere la propria sicurezza in quello che si da, perché Gesù vuole al suo seguito soltanto persone libere.
Infatti le tre condizioni per  la sequela sono tutte scelte di libertà e per la libertà.
In particolare questo fatto della rinuncia agli averi si rifà a quanto Gesù aveva detto in precedenza nella parabola del banchetto, dove tra i pretesti per non partecipare alla mensa c’era quello di chi diceva “ho comprato un campo” oppure  “ho comprato cinque paia di buoi.
Quindi il possesso degli averi di quello che si ha è un impedimento.
Bene, allora sono tre condizioni radicali, tutte quante all’insegna della libertà; soltanto chi è pienamente libero può seguire il Signore. Gli altri?  ….  ( A MAGGI )
 

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