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XXVII Domenica del T.O. – Noi non siamo e non saremo mai all'altezza delle situazioni storiche; se qualcosa di buono compiamo, è dono di Dio.

servo inutile[ Nel Vangelo di questa domenica XXVII del T.O ] colpisce in particolare l’aggettivo inutili.
Si tratta di un termine che occorre anche altrove nella Bibbia, sempre in senso spregiativo.
Per esempio nella parabola dei talenti, al servo che non ha saputo moltiplicare l’unico talento, viene tolto quello che ha e Gesù aggiunge: “Il servo fannullone, inutile, gettatelo fuori nelle tenebre (Matteo 25,30). Il vocabolo tradotto con “fannullone”, nel testo greco è lo stesso di Luca 17,10. Letteralmente significa “senza alcuna utilità“, qualcuno che non serve a niente.
 Dopo aver riletto il brano, possiamo chiederci in quali altri passi evangelici risuona qualcosa di analogo.
Segnalo il testo che segue immediatamente il nostro (Luca 17,11-19): 10 lebbrosi sono guariti e di uno solo risalta la gioiosa riconoscenza. E’ sotteso un rapporto tra essere servi inutili ed essere grati e riconoscenti, che più avanti apparirà meglio.
Tra altri testi affini che evidenziano l’impegno di essere “servo”, ricordo Marco 10, 43-44: “Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti“. E, al versetto 45: “I1 Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti“.
 Qualche brano di Luca sottolinea, invece, il capovolgimento della condizione di servitore. Luca 12,43-44: “Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi servi“.
Più ancora Luca 12,37: “Beati quei servi che il padrone, al suo ritorno, troverà svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli“.  E’ l’opposto di quanto espresso nella parabola del “servo inutile”, dove il padrone ordina al servo di preparargli da mangiare: qui è il padrone che si fa servitore.
Infine Luca 22,27, in cui Gesù stesso si paragona allo schiavo servitore: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve“.
      Dunque la parola sul servo inutile va collocata in un contesto che mostra aspetti addirittura opposti.
Questi elementi vanno tenuti insieme per comprendere la profondità di significati, la straordinaria ricchezza degli insegnamenti di Gesù che ci invita così a entrare in un nuovo mistero, nel mistero indicibile di Dio, nel quale si ha qualcosa della coincidentia oppositorum, della coincidenza degli opposti.
 
 IL MESSAGGIO DELLA PARABOLA
Ciò premesso, ci domandiamo qual è il messaggio della parabola e lo esprimo indicando anzitutto quello che la parabola evangelica non intende dire, e poi gli atteggiamenti che vuole promuovere.
 – Dal tenore del brano e del suo contesto prossimo e remoto deduco che Gesù certamente non vuole indurre un atteggiamento depressivo, proprio di chi, abbassando la testa, ammette di non valere niente.
Purtroppo tale atteggiamento di frustrazione è assai diffuso ai nostri giorni.
Penso alle madri e ai padri di famiglia che, dopo aver cercato di educare con tanta fatica i figli, possono credere di non essere riusciti a trasmettere i valori veri e concludono tristemente: Abbiamo sbagliato tutto, non siamo buoni a niente, non siamo stati bravi genitori!
Penso all’anziano che passa i suoi giorni e le sue ore davanti al televisore, magari nel grigiore di un ricovero, e dice: Sono solo, nessuno si cura di me, a che cosa servo?
Penso all’operaio di una certa età, con una certa esperienza di lavoro, che si vede a un tratto sostituito da una macchina e si chiede: Ma che cosa sono ancora capace di fare?
Tutti atteggiamenti di frustrazione, tipici della nostra società, che la parabola non intende indurre né raccomandare, ma anzi fortemente contrastare.
 
 Quali allora gli atteggiamenti positivi che la parabola vuole indurre? Che cosa dice anzitutto alla Chiesa, ai cristiani nella fine del secondo millennio?
Riassumo l’insegnamento, il messaggio, in poche parole: siamo servi inutili, inadeguati, e perciò liberi e sciolti nel presente, umili e grati per il passato, capaci di gratuità per il futuro.
 
 …. Il riconoscersi servi inutili rende liberi e sciolti nel presente:
–  liberi dal peso insopportabile di dover rispondere a ogni costo a tutte le attese,
–   di dover essere sempre perfettamente all’altezza di tutte le sfide storiche di ogni tempo.
Questa libertà e scioltezza ci rende umili e modesti, disponibili a fare quanto sta in noi, a riconoscere quanto ci sta ancora davanti, ad ascoltare e a collaborare con semplicità e senza pretese.
La pagina evangelica del servo inutile esprime quindi il primato della grazia: tutto ci viene da Cristo, “tutto è Cristo per noi” …. e, per quanto noi facciamo e ci sforziamo, il Signore è sempre più grande e la sua misericordia è sempre vincente.
…  In questo senso dobbiamo capire l’affermazione “servi inutili”: noi non siamo e non saremo mai all’altezza delle situazioni storiche; se qualcosa di buono compiamo, è dono di Dio.
Il sentirci perciò inadeguati ci dà gioia e fiducia, non smarrimento; ci fa proclamare il primato di Dio.
Siamo  consapevoli del fatto che non sta a noi salvare il mondo e non dobbiamo caricarci tutto il peso del mondo sulle nostre spalle. Solo Dio salva e dà pace. ( C. M. Martini )
 

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