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Commemorazione di tutti i fedeli defunti – "lo faccio nuove tutte le cose” e quindi faccio nuovo anche te.

defuntiTra le Letture  per la Commemorazione dei defunti – che ricorre questa domenica -, il Vangelo riporta la promessa di Gesù di farci risorgere dalla morte. È come un impegno che si è preso con noi: non ci resta che improntare la nostra attuale vita a questa prospettiva di pienezza umana, data dalla resurrezione, fidandoci di Lui….
 Sarebbe Dio a fallire, se l’uomo non potesse giungere alla vita eterna. Invece è Dio che si “realizza”, se l’uomo si lascerà prendere dalla resurrezione che il Signore gli dona…. Prima di giungere alla morte, dobbiamo vivere da risorti, da appartenenti alla vita piena in Dio e con Dio. ( Alberto Vianello ).
La resurrezione è il trionfo di Dio in noi, la prova della sua potenza creatrice, la capacità di rinnovare tutte le cose. È straordinario!
Isaia l’aveva profetato: “Ecco infatti io creo nuovi cieli e nuove terre. Non si ricorderà più il passato non verrà più in mente poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare(Isaia 65, 17) e Giovanni visto coi suoi occhi incantati di amoreIo vidi la città santa, la nuova Gerusalemme scendere dal cielo da Dio ed era bella come una sposa adorna per il suo sposo
Non è difficile convincersi che la vera profezia del Cristo è la Resurrezione dai morti. Penso sia davvero il sunto del suo insegnamento, del suo annuncio reso autentico e terribilmente vero del fatto che fu Lui a risorgere per primo, aprendo una via definitiva attesa da secoli con lo spasimo di tutte le morti.
…. La creazione è stata molto paziente nel sopportare la morte per tante generazioni prima che venisse Lui a spiegare le cose.
Certamente era aiutata dallo Spirito che abitava in essa per avere la forza di attendere perché altrimenti non sarebbe stata capace.
La pazienza di morire fa onore ai fiori, agli uccelli, alle volpi, all’uomo.
Io mi commuovo sempre davanti ad una formica che resta immobile schiacciata dalla mia sbadataggine o davanti a un coniglio che mi guarda con gli occhi vuoti mentre io con un coltello gli ho aperto la gola per preparare il pranzo ai miei fratelli.
Guai se cerco di capire!
Meglio vivere tra le pagine di un libro di favole dove vita e morte si incontrano come cose naturali e senza farci paura.
Anche Giovanni non fa paura quando presenta la morte con l’immagine del chicco di grano che muore.
…..  Il Vangelo ci sta preparando alla grande spiegazione del perché del dolore e della morte e ci rivela il mistero nascosto nei secoli, “la vita nasce dalla morte” .
Quando avremo visto spuntata tutta la vita dimenticheremo la paura provata sul cammino della morte.
….  La resurrezione non è la riesumazione di un cadavere.  È altra cosa… state tranquilli.
Ve lo immaginate, ad esempio, il vostro corpo giunto, a forza di pillole, e di attenzioni, a 95 anni e che grida con la sua debolezza, la sua bruttezza di scomparire, vederselo ricomparire in piedi tale e quale dopo la resurrezione?
Che disastro!
Se la forza di Dio nella resurrezione fosse quella di riesumare un cadavere, gli direi umilmente ma sinceramente, a proposito del mio: “Signore, per favore, lasciami nella terra e che più nessuno veda la mia faccia”.
Semmai, se proprio vuoi servirti del letame del mio corpo, fagli spuntare sopra un fiore.
[La resurrezione ] …è il Dio della Vita che si avvicina alla nostra morte resa più morte dal tempo, dal peccato, dalle esperienze del dolore e alitando come la prima volta nella genesi dell’universo ci dirà:
“lo faccio nuove tutte le cose” e quindi faccio nuovo anche te!
Ti faccio come hai desiderato tu.
Tu desideravi amare e non ci riuscivi: ora ci riuscirai.
Tu volevi la castità e hai pianto sui tuoi fallimenti? Eccoti, ora, ti faccio casto.
Hai sognato di salvare tutti gli uomini e ti sei svegliato ogni giorno umiliato dal tuo egoismo e dalle tue paure: ecco ti faccio capace di comunicare con tutti i poveri dell’universo e di vivere finalmente il dono di te.
La resurrezione non è la riesumazione del mio cadavere. Quello non esiste più come il chicco di grano caduto nella terra.
Esso semmai è solo più il segno di un’altra cosa che sta spuntando: la memoria di una storia vera, la mia, una continuità nella quale il meglio di me, la coscienza, ha trovato il suo ambiente e ha sviluppato la sua divina realtà a figlio di Dio.
La resurrezione è il trionfo di Dio in noi, la prova della sua potenza creatrice, la capacità di rinnovare tutte le cose.
È straordinario!  ( Carlo Carretto )
«In faccia alla morte l’enigma della condizione umana diventa sommo». (CV II)  
Con queste parole gravi il Concilio Vaticano II  descrive l’ansietà e la povertà dell’uomo  di fronte al mistero della morte.  E noi siamo chiamati ad avvicinarci a questo mistero,  e ad avvicinarci ad esso non come ad una realtà astratta,  ma come a qualcosa che ha creato  strappi dolorosi nella nostra carne,  nella vita di ciascuno di noi.   Ricordiamo infatti i nostri defunti, i nostri cari che ci hanno lasciato.  Per ciascuno di noi sono nomi, persone, volti, parole care  che ritornano alla mente, che riempiono la memoria dei giorni passati insieme, dei luoghi animati da presenze care e amate.
Anche i grandi Santi hanno vissuto lo strazio di queste separazioni: S. Agostino ha descritto con parole ancora vive la sofferenza da lui provata alla morte della madre.    Ci dice: «Mentre le chiudevo gli occhi, runa tristezza immensa si addensava nel mio cuore e si trasformava in un fiotto di lacrime.  Ma cos’era dunque – si domanda – che mi doleva dentro gravemente se non la recente ferita derivata dalla lacerazione improvvisa della nostra così dolce e cara consuetudine di vita comune?».    
Se dunque per i Santi le separazioni dolorose possono essere così penetranti, tali da spezzare il cuore, che cosa non sarà per ciascuno di noi e come non provare pena nel rivivere questi momenti di dolore e di separazione?
Ma i grandi Santi ci mostrano anche  la via aperta all’uomo nel mistero della morte. È la via della Pasqua di Cristo che con la sua morte ha distrutto la nostra morte,  con la sua risurrezione ha fatto a noi dono della vita.
E noi ricordiamo i nostri defunti non soltanto nella mestizia della separazione, ma li ricordiamo rivivendo il passaggio di Cristo nella morte, e attraverso la morte, alla vita, perché in questo stesso Cristo i nostri defunti vivono e vivranno. I nostri morti sono con noi e vivono con noi  e li possiamo sentire uniti alla nostra preghiera.  Essi ci parlano nella parola di Gesù,  essi sono presenti con noi nella consolazione che il Signore ci dà. (Cardinale Carlo Maria Martini)

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