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II Domenica di Pasqua – Il Veniente è tra i suoi anche quando non lo meritano e non sono in sua attesa

Noi sappiamo che ogni domenica facciamo memoria della risurrezione del Signore Gesù, ma in questo periodo dopo la Pasqua la domenica si riveste di un significato ancora più illuminante.
Nella tradizione della Chiesa, questa domenica, la prima dopo la Pasqua,  veniva chiamata “in albis”. …  L’espressione intendeva richiamare il rito che compivano quanti avevano ricevuto il battesimo nella Veglia di Pasqua.
A ciascuno di loro veniva consegnata una veste bianca – “alba”, “bianca” – per indicare la nuova dignità dei figli di Dio. Ancora  oggi si fa questo: ai neonati si offre una piccola veste simbolica, mentre gli adulti ne indossano una vera e propria, come abbiamo visto nella Veglia pasquale. E quella veste bianca, nel passato, veniva indossata per una settimana, fino  a questa domenica, e da questo deriva il nome in albis deponendis, che significa la domenica in cui si toglie la veste bianca. E così, tolta le veste bianca, i neofiti iniziavano la loro nuova vita in Cristo e nella Chiesa. ( Papa Francesco)

La prima lettura, di questa II Domenica di Pasqua, tratta dagli Atti degli Apostoli, ci ricorda a quali condizioni una comunità può tenere vivi in sé i frutti della Pasqua: rimanendo fedeli alla predicazione degli Apostoli, celebrando l’Eucaristia, nutrendosi della preghiera in comune e vivendo uno stile di condivisione.
Nella seconda lettura Pietro  spiega cosa vuol dire accogliere seriamente la Pasqua nella propria storia, parlando di «rigenerazione… speranza viva… eredità che non si corrompe».
La vita di fede della prima comunità cristiana si nutre di tutto questo, senza però sminuire l’esperienza di fede dei singoli, come quella vissuta da Tommaso (Vangelo).
La storia della relazione di Tommaso con Gesù risorto ci insegna che non per tutti e non sempre è facile passare dalla paura degli avvenimenti vissuti alla gioia di rincontrare il Signore, com’era invece capitato agli altri discepoli. Gli accadimenti di quei giorni – culminati nell’esperienza traumatica della morte in croce di Gesù – li avevano resi paurosi, sospettosi, senza speranza, rassegnati. Nella loro chiusura però irrompe la presenza di Gesù («si fermò in mezzo a loro»). I discepoli non l’accolgono subito, temono d’illudersi, perché quello che è capitato pesa ancora su di loro. Ma Gesù «mostrò loro le mani ed il costato » – i segni della croce recente ancora presenti – ed essi finalmente si aprono alla gioia. ( N. Galantino)
Fatta questa esperienza, i discepoli annunciano a Tommaso, non presente alla prima manifestazione del Risorto: “Abbiamo visto il Signore!”. È l’annuncio pasquale che dovrebbe essere sufficiente per accogliere la fede nel Risorto. Ma Tommaso “non crede”, quelle parole gli sembrano vaneggiamenti inaffidabili.
Otto giorni dopo”, dunque nel primo giorno della seconda settimana dopo la tomba vuota, ecco Tommaso e gli altri di nuovo insieme. È il primo ma anche l’ottavo giorno, giorno della pienezza, eppure i discepoli hanno ancora paura degli uccisori di Gesù. Dovrebbero portare l’annuncio pasquale a tutta Gerusalemme e invece restano al chiuso, dominati dalla paura. Ma Gesù si rende di nuovo presente: … il Veniente è tra i suoi anche quando non lo meritano e non sono in sua attesa. Innanzitutto consegna la pace, “la sua, non quella del mondo” (cf. Gv 14,27), poi si rivolge a Tommaso, “detto Didimo”… [ termine che vuol dire “ il gemello”] ( E.Bianchi ) 
Tommaso è il gemello di Gesù, perché gli assomiglia nel comportamento.  In apocrifi si legge che “Tommaso è chiamato il mio idoneo secondo”, ma perché è considerato il gemello di Gesù?
Quando Gesù ha annunziato ai discepoli che voleva andare in Giudea, perché Lazzaro, il suo amico, era morto, tutti i discepoli avevano paura, ( temendo per la vita di Gesù), ma Tommaso è stato l’unico che ha detto: andiamo anche noi a morire con lui.
Mentre Pietro voleva morire per Gesù, e finirà poi per tradirlo, Tommaso no, Tommaso ha compreso che non c’è da dare la vita per Gesù, ma, con lui, bisogna dare la vita per gli altri. Per questo Tommaso viene presentato come il gemello, cioè colui che assomiglia di più a Gesù, …
Ma perché non era con loro? Abbiamo letto, in questo brano, che i discepoli erano a porte chiuse, per paura di fare la stessa fine di Gesù.  Ebbene Tommaso, che è il gemello di Gesù, lui non ha paura, non ha paura di morire come il suo maestro. ( A Maggi )
[ Dopo la prima manifestazione del Risorto ] i discepoli annunciano a Tommaso,“Abbiamo visto il Signore!( E Bianchi )
Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, è solo da Giovanni che sappiamo che, per Gesù, sono stati usati i chiodi per crocifiggerlo,  “e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo»” , letteralmente “io non crederò”.
Questa affermazione di Tommaso non va interpretata come una negazione assoluta della risurrezione di Gesù, ma è il desiderio di credere, è un po’ (come) quando noi, nell’italiano, quando ci annunciano una notizia bella, straordinaria, impensata diciamo: “no, non ci posso credere!”;  non è che non ci vogliamo credere, ci sembra talmente grande ..  che è troppo bello che sia vera per cui ci sembra impossibile.
Quindi qui Tommaso non nega la possibilità, ma esprime il suo desiderio ardente di poterla sperimentare. ( A Maggi )
All’ottavo giorno “ i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne ( letteralmente viene, verbo al presente che indica che ogni volta che la comunità si riunisce, si manifesta la presenza di Gesù )  Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo”  .. Tutte le volte che si manifesta ai suoi Gesù si colloca al mezzo. Gesù non si mette al di sopra ma al centro volendo questo significare che  tutte le altre persone attorno a lui, hanno la stessa relazione;  non c’è qualcuno più vicino a Gesù e qualcuno più distante, qualcuno prima e altri dopo, ma Gesù è al centro in mezzo, e tutti gli altri attorno.
Stette in mezzo e disse” , e, per la terza volta, Gesù pronuncia  “«Pace a voi!»” , non è un augurio, Gesù non dice: “la pace sia con voi”, ma è un dono.
Gesù, quando si manifesta, dona sempre questa pace, cioè la pienezza della felicità, e, con essa, il dono dello Spirito, che è capace di prolungare, attraverso gli apostoli, il dono d’amore del Padre all’umanità. ( A Maggi )
Tommaso non è uno “lento a credere”. Piuttosto è un uomo serio, che vuole vederci chiaro in questa storia di morte e risurrezione. La sua, forse, è una fede sofferta; ma alla fine è una fede vissuta senza equivoci e con grande franchezza.
Anche alla luce della sua esperienza, rimettiamo dunque al centro il messaggio della Pasqua: non c’è pietra, per quanto grande, che possa tenere sigillate per sempre le nostre tombe. Per il credente nella Risurrezione di Gesù, non c’è storia, per quanto compromessa, che sia destinata a rimanere tale per sempre. L’ultima parola sulla nostra vita resta a Dio, ed è sempre una parola di salvezza.( N. Galantino)

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