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XXXIII Domenica del T.O. – Il talento nel suo bene ultimo è il Figlio suo comunicato nella misura di fede che ci è data di Lui.

Nella PRIMA LETTURA   l’elogio della donna. In lei contempliamo il mistero della Sposa di Cristo, come vertice di tutta la creazione.

In questa donna è raffigurata la Chiesa, la cui bellezza e grazia si riflettono in ogni donna che teme Dio, opera con le sue mani, custodisce la sua casa e fa fruttificare la sua attività.

Mentre grazia e bellezza, legati agli elementi di questo mondo con cui le altre figlie tengono schiavi gli uomini (cfr. Gal 4,3), sono falsità e vanità; la bellezza della Sposa di Cristo è riflesso della bellezza dello Sposo, il più bello tra i figli degli uomini che comunica grazia e gloria a coloro che ama e lo amano, trasfigurando il corpo della loro miseria per renderlo conforme alla sua gloria ( Fil. 3,21).

Nella SECONDA LETTURA  la contrapposizione tra l’improvviso compiersi dei tempi e il volto profondo della nostra vita nuova nel Signore. Più volte abbiamo ascoltato l’indicazione esigente di reagire ad atteggiamenti mondani di cattiva sicurezza e presunzione con opposti atteggiamenti di vigilanza. Qui invece alla precarietà e all’incertezza del tempo è chiamata a contrapporsi la nostra stessa nuova condizione della nostra vita, il volto nuovo della nostra esistenza: “Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né  alle tenebre”.

 

La parabola dei talenti narrata nel VANGELO. non è un’esaltazione all’efficienza o un inno alla meritocrazia, ma è una vera e propria contestazione verso il cristiano che sovente è tiepido, senza iniziativa, pauroso di fronte al cambiamento richiesto da nuove sfide o dalle mutate condizioni culturali della società.   Non la quantità del fare, delle opere, né il guadagnare proseliti rendono cristiana una comunità, ma la sua obbedienza alla parola del Signore …  Al di là della immagine della parabola cerchiamo di capire cosa sono i talenti.   Secondo Ireneo di Lione è la vita accordata da Dio a ogni persona. …Secondo altri padri orientali, i talenti sono le parole del Signore affidate ai discepoli perché le custodiscano, certo, ma soprattutto le rendano fruttuose nella loro vita, le mettano in pratica fino a seminarle copiosamente nella terra che è il mondo. … (E. Bianchi ). 

Don G. Dossetti in una omelia a Gerico nel 1975 diceva “ …Il talento nel suo bene ultimo è il Figlio suo comunicato nella misura di fede che ci è data di Lui. … il talento che Dio consegna è la misura di fede che è nel suo nucleo il Cristo. Quindi bisogna trafficare questa fede. … “ 

Il cardinale Martini ( a proposito dei talenti che danno frutto ) osserva che “ Questa società dispone di talenti singoli e in essi leggiamo i nomi specifici dei beni di interesse pubblico, che il servitore è chiamato a utilizzare. Sono beni come la sanità, l’istruzione, l’ordine pubblico, l’ordine internazionale ecc.  Non serve considerare ogni talento per conto suo; ciò che importa è ottenere una somma di beni e di servizi che si aiutino reciprocamente per un risultato complessivo.  .. Un talento che va per conto suo è sprecato. ( C.M. Martini ).

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