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XIV DOMENICA del T.O – Il Signore valorizza quel che gli uomini disprezzano.

La liturgia della parola di questa domenica ci invita ad accostarci … con stupore e meraviglia “imprepensabile” che è Gesù Cristo. Esiste l’oggettivo rischio di un’esistenza cristiana “distratta”, che confonde il nuovo con il “già posseduto” e privo, perciò, di qualsivoglia possibilità di fascino. Tale patologia investe i protagonisti delle letture di questa domenica ma può riguardare ciascuno di noi. Nessuno può ritenersi immune, almeno in caso, dal malanno dell’abitudine alle cose belle e vere» (Ignoto).  Nella PRIMA LETTURA il profeta deve parlare a un popolo che non lo vuole ascoltare: l’insuccesso è il criterio di riconoscimento della sua missione.

Questa non si basa su segni straordinari, ma sulla trasmissione della parola che il Signore gli pone sulle labbra. Ma questa è rifiutata.

SECONDA LETTURA. Il Signore valorizza quel che gli uomini disprezzano, fa fiorire la vita là dove sembra ci siano solo rovine, e quel che il mondo scarta il Creatore lo adopera per realizzare il suo progetto sulla creazione (“La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo”, Sal 118, 22). ( T&T) E Gesù per la  realizzazione del regno di Dio non si rivolge a pii farisei e devoti sacerdoti osservanti delle leggi divine, uomini di indiscussa moralità e rettitudine. No, Gesù nel gruppo dei dodici accolse persone inadeguate al compito e gli scarti della società..

Il VANGELO di questa domenica ci interroga su come siamo sempre pronti a credere allo “straordinario”, a qualcuno che si imponga, ignorando che da colui che ci è familiare, da colui che conosciamo possa scaturire per noi una parola veramente di Dio ….   Sì, Gesù era un uomo come gli altri, .. quotidiano, dimesso, senza qualcosa che nella sua forma umana proclamasse la sua gloria e la sua singolarità, . Era troppo umano, e per questo “si scandalizzavano di lui”

Già qualche domenica fa  Marco aveva annotato che all’inizio della sua predicazione i suoi familiari erano venuti per prenderlo e portarlo via, dicendo che egli era pazzo, fuori di sé …ma ora è tutta la gente di Nazaret a emettere questo giudizio negativo su di lui: il suo atteggiamento è troppo umano, poco sacrale, poco rituale; non risponde ai canoni previsti per discernere in lui un inviato di Dio, il Messia atteso.  Gesù allora si mette a curare i malati là presenti, impone loro le sue mani e ne guarisce solo qualcuno, ma è come se non avesse operato prodigi, perché il miracolo avviene quando il testimone è disposto a passare dall’incredulità alla fede. A Nazaret invece sono restati tutti increduli, per questo Marco sentenzia: “non poteva compiere nessuna azione di potenza ” (dýnamis). Gesù è ridotto all’impotenza, non può agire nella sua forza, non può neanche fare il bene, perché manca il requisito minimo, la fede in lui da parte dei presenti.

 Egli  camminava troppo avanti agli altri, teneva un passo troppo veloce, vedeva troppo lontano, aveva il coraggio di dire ciò che gli altri non dicevano, osava pensare ciò che gli altri non pensavano, e tutto questo restando umano, umanissimo, troppo umano!   … Gesù “si stupisce della loro mancanza di fede (apistía)”, e tuttavia resta saldo: continua con fedeltà la sua missione in obbedienza a colui che lo ha inviato, andando altrove, sempre predicando e operando il bene. Ma senza ricevere fede-fiducia, Gesù non riesce né a convertire né a  curare, e neppure a fare il bene. ( E. Bianchi )

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