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Vangelo Domeniche e Festività

Epifania del Signore – " Tutti siamo interpellati ad andare a Betlemme per trovare il Bambino e sua Madre. "

Epifania GLe parole del profeta Isaia – rivolte alla città santa Gerusalemme – ci chiamano ad alzarci, ad uscire, uscire dalle nostre chiusure, uscire da noi stessi, e a riconoscere lo splendore della luce che illumina la nostra esistenza: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te» (60,1). La “tua luce” è la gloria del Signore.
 La Chiesa non può illudersi di brillare di luce propria, non può. Lo ricorda con una bella espressione sant’Ambrogio, utilizzando la luna come metafora della Chiesa: «Veramente come la luna è la Chiesa: […] rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo. Trae il proprio splendore dal Sole di giustizia, così che può dire: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”» (Exameron, IV, 8, 32). Continua a leggere

II Domenica dopo Natale – Contempliamo un Dio che si esilia da stesso per amare chi è fuori di lui.

natale 16Lo stile e i contenuti delle letture proposte dalla liturgia odierna sembrano voler spingerci ad alzare lo sguardo e allargare i nostri orizzonti, per avere una comprensione del mistero del Natale più profonda e completa.
Gli inni alla Sapienza divina (prima lettura) e al Verbo incarnato (Vangelo), infatti, si completano con una pagina altrettanto intensa di san Paolo (seconda lettura), che ricorda a ognuno di noi la nostra vocazione fondamentale. ( N Galantino )
… La sapienza è una qualità che non si acquista con la cultura, anzi che è, se la cultura è consapevole dei propri limiti, in perenne dialettica con la cultura e noi ne possiamo avere l’esperienza.
[…]La Sapienza non guarda con l’occhio costituito […]  La sapienza consiste in quella luce che sveglia, che illumina l’occhio profondo che sul piano empirico del vivere non è una felicità. Quest’occhio più profondo, illuminato dalla Sapienza, ci unisce a tutte le creature.
La cecità parziale, o una forma di daltonismo mentale deriva dalla nostra immanenza totale dentro il mondo a cui apparteniamo.
Se guardiamo il modo di vivere di tribù lontane spesso ci viene da sorridere o abbiamo pena. Li sentiamo così altri, così diversi: non sono uomini!  […] Ma se partissimo dal presupposto che, in realtà, fin dalla creazione del mondo la Sapienza ha improntato se stessa in tutte le creature che esistono?   Che il nostro compito è di scoprire questi germi di Sapienza ovunque disseminati?  Il martire cristiano Giustino diceva che c’è un “Verbo disseminato dovunque”.  Non lo dobbiamo dire per creare una premessa per l’appropriazione ma per andare a cercarlo.
Scrutiamo la Sapienza che è in ogni essere umano e in ogni gruppo umano. Questa è la spinta che dobbiamo avere.
E infatti, calcando schematicamente, e quindi con qualche ingiustizia, le cose, potrei dire che la diversità fra l’ottica veterotestamentaria riguardo alla Sapienza e l’ottica di Gesù è che secondo la prima ottica si dice: “Tutti i popoli verranno sul monte di Sion“, ma Gesù, quando si commiata dai suoi, dice: «Andate fino ai confini della terra“.
 La spinta è centrifuga, non centripeta, cioè non segue l’impulso etnocentrico, che è la nostra terribile tentazione, ma lo contesta.  Questa spinta è la spinta della Sapienza.
Noi oggi siamo nella necessità di rinvigorire questa certezza per ritrovare un occhio evangelico che è l’occhio sapienziale.
Ecco perché spesso mi dà fastidio, ma è un fastidio di derivazione culturale, quando sento parlare di cattolici, protestanti, ortodossi … [ … ] Un occhio evangelico è un occhio sapienziale per cui queste divisioni non contano, sono il frutto del nostro egocentrismo, o di tipo individuale o di tipo collettivo.  Le preoccupazioni di dividere le competenze sono detestabili.
Gesù ha abbattuto le mura del tempio perché il tempio divide. Ha superato la legge perché la legge unisce ma divide, separa dagli altri.
La Sapienza è dovunque.
Non devo bruciare i libri, devo scoprire che Sapienza c’è.
In questo momento il mondo musulmano vive in maniera drammatica questa sua immersione nei suoi confini culturali dove si nascondono ragioni storiche, fin troppo comprensibili, al risentimento, alla rivincita.
 Però nella fede islamica c’è una grande verità, quella del patto primordiale fra Dio e Adamo   come primo uomo, cioè con l’umanità.  C’è la certezza che tutti gli uomini sono intimamente ‘musulmani’, che vuol dire uomini di fede perché questa Sapienza primordiale illumina ogni uomo.
Noi dovremmo aiutare il musulmano non a convertirsi a noi ma a convertirsi alla radice sapienziale della sua storia di fede, che poi è un modo di convergere.  E così potrei dire delle altre religioni.  […]  Io sogno un cristiano che invece di andare a convertire gli altri facendoli come se stesso, vada a scoprire negli altri la Sapienza che c’è: “il regno di Dio è già fra di voi”.   ( E. Balducci )
Il prologo del vangelo secondo Giovanni è un canto dossologico dell’operare di Dio nell’universo: dalla creazione nell’in-principio (cf. Gen 1,1) alla venuta di Dio stesso nel mondo attraverso il farsi carne umana (sárx) della sua Parola (Lógos).
Questo testo è un abisso di luce, una cascata di illuminazioni che fanno segno, che indicano come Dio ha voluto entrare nella storia e diventare uomo tra noi umani.  
[…] All’inizio, prima dunque della creazione dell’universo, la Parola era, esisteva fuori del tempo, da tutta l’eternità. Era Parola di Dio, era rivolta verso Dio, era Dio stesso. Ma questa vita divina, questa circolarità di vita in un movimento estatico ha voluto donarsi, ha voluto uscire da se stessa, ed è così che ha creato l’universo.
Proprio quella Parola di Dio, uscendo da Dio accompagnata dal Soffio di Dio, da lei inseparabile (cf. Gen 1,2-3) – come si vede anche dall’analogia con l’azione umana del parlare, unione inestricabile di soffio e parola –, ha dato inizio alla creazione, mostrandosi vita e luce capaci di vincere le tenebre: le tenebre, infatti, facevano e fanno resistenza, ma non sono mai riuscite né mai riusciranno a fermare e a sopraffare questa luce.
Ma questa uscita, questo esilio della Parola di Dio da Dio stesso non è cessato con la creazione, che in realtà non è mai terminata. Per unirsi sempre di più alla creazione, questa Parola che era la forma data all’adam, all’essere umano, volle diventare la carne umana stessa, un terrestre tratto dalla terra. Così è entrata nel tempo e ha piantato la sua tenda (skené) tra di noi in un uomo nato da una donna e dal Soffio divino: Gesù di Nazaret.
La Parola che era fuori del tempo si è fatta fragile e mortale, un uomo che si poteva vedere, ascoltare, palpare (cf. 1Gv 1,1).
C’è stata come una discesa graduale della Parola da Dio nel mondo (cf. Eb 1,1), attraverso una parola indirizzata ad Abramo, donata a Mosè, caduta sui profeti; una Parola che ha preso dimora in Israele come sapienza; una Parola come Presenza, Shekinà di Dio nel Santo dei santi del tempio. Ma in Gesù questa Parola di Dio non è stata solo indirizzata a, residente in, ma è divenuta “Parola fatta carne” in lui (cf. Eb 1,2-3) .
“Venuta la pienezza del tempo” (Gal 4,4) , compiutosi il tempo (cf. Lc 2,6), la Presenza di Dio è umana, e Gesù di Nazaret è veramente e totalmente uomo come noi, “figlio di adam” (Lc 3,38).
Da quell’ora del concepimento di Gesù nell’utero di Maria, Dio è un uomo e un uomo è Dio!
 Così avviene l’ammirabile scambio (“O admirabile commercium”, come canta un antico testo liturgico); così è avvenuta la rivelazione totale del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe nella nostra carne; così Dio si è donato a noi, si è dato all’umanità, si è unito alla creazione, perché l’aveva creata per amore, un amore mai venuto meno, ma sempre rinnovato in tutta la storia. E la vita di Gesù – come ha ben compreso il quarto vangelo – sarà l’esplicitazione di ciò che è annunciato qui nel prologo: Gesù è la vita del mondo (cf. Gv 11,25), è “la luce del mondo” (Gv 8,12), è il racconto, la rivelazione del Dio che nessuno ha mai visto, come il prologo si conclude.
Ma un Dio che si esilia da stesso per amare chi è fuori di lui, un Dio che si mostra mortale, che Dio è?, possiamo chiederci.  Questo è lo scandalo dell’incarnazione, che è sempre stata la verità più difficile da credere, in ogni tempo, anche da parte degli stessi cristiani.
Cosa non hanno fatto i cristiani in questi duemila anni per occultare l’umanità vera e reale di Gesù Cristo!
Lo hanno privato di una vita umana, lo hanno privato della fede, lo hanno privato dei limiti psicologici, lo hanno svuotato della sua debolezza e della sua morte per renderlo uguale agli dèi. Gli uomini, cercando Dio come a tentoni ma non arrivando a trovarlo e a conoscerlo (cf. At 17,27) , lo hanno fabbricato con i loro desideri e proiezioni; e così hanno tentato di fare anche con Gesù!
Se c’è una colpa che i cristiani dovrebbero confessare più di molte altre è il non aver saputo confessare che Gesù è venuto nella carne e con il sangue (cf. 1Gv 5,6-8) , è venuto “imparando l’obbedienza dalle cose che patì” (cf. Eb 5,8), è venuto come l’uomo per eccellenza: “Ecce homo!” (Gv 19,5). “Ecco l’uomo!” è la dichiarazione di Pilato, o addirittura di Gesù stesso, nel momento del dono totale della sua vita, del suo corpo e del suo sangue all’umanità.
Potremmo parafrasare le parole dell’Apostolo Paolo (cf. 1Cor 1,22-24): “Mentre i giudei cercano manifestazioni di un Dio onnipotente e le genti manifestazioni di Dio nei ragionamenti intellettuali, noi predichiamo che Dio è umano, umanissimo, è un Dio che si è fatto vedere in Gesù, uomo mortale, ma capace di dare la vita per gli altri (cf. Gv 10,10; 15,13), uomo fragile e limitato ma capace di vincere le forze del male. Un uomo che è nato dall’utero di una madre, che si è fatto peccato assimilandosi ai peccatori (cf. 2Cor 5,21), morto come uno schiavo e un malfattore, sepolto nella terra, disceso agli inferi tra i morti, come ogni figlio di adam: dunque un Dio che si è sprofondato nella creazione, come avviene per ogni umano che viene al mondo, vive e muore”. D’altra parte, Gesù è stato un uomo unico nell’amare gli altri, nel dare se stesso agli altri, nello stare dalla nostra parte davanti a Dio: questa la sua unicità umana così affascinante e, potremmo dire, così divina…
Nella storia la Parola è stata l’uomo Gesù rivolto verso Dio, essendo Dio fattosi uomo, facendosi esegesi (exeghésato: Gv 1,18), narrazione, spiegazione, rivelazione di Dio, perché ci ha raccontato definitivamente chi è Dio: l’amore (cf. 1Gv 4,8.16). Per essere dunque figli e figlie di Dio, dobbiamo soltanto essere uomini e donne a immagine dell’uomo Gesù, il Figlio di Dio. ( E. Bianchi )

Maria S.S. Madre di Dio – Beata sei tu, Maria, perché hai dato al mondo il Figlio di Dio; ma ancora più beata tu sei per avere creduto in Lui.

www.chiesadicefalu.it  La prima domenica del nuovo anno si apre con la buona notizia: quelli che la religione considera i più lontani da Dio, in realtà per Gesù, per il vangelo, sono i più vicini a Dio.
I pastori, lo sappiamo, erano considerati una categoria di gente lontana da Dio perché viveva in uno stato continuo di impurità, di furti.
[ …. ] Ebbene quando Dio si incontra con i peccatori smentisce quello che la religione ha insegnato. Non li rimprovera, non li punisce, non li incenerisce nel fuoco della sua ira, ma li avvolge del suo amore.
E i pastori annunziano che per loro è nato un salvatore, colui  che li  viene a  salvare senza suscitare alcuna gioia da parte di quelli che ascoltano.  La gioia dei pastori non è condivisa, ma, scrive Luca “tutti quelli che udivano si stupirono”.
C’è qualcosa di nuovo, qualcosa di inaudito in quello che viene detto. E’ lo scandalo della misericordia che sarà il filo conduttore di tutto il vangelo di Luca.  Quindi “si stupirono delle cose dette loro dai pastori”, perché crolla quello che la religione insegnava loro riguardo a Dio. Un Dio che premiava i giusti, ma che puniva i malvagi.
Anche se tutti si stupiscono di questa novità c’è Maria, la madre di Gesù, che “da parte sua custodiva tutte queste cose” …. Quindi anche Maria è stupita e sconcertata di fronte a questa novità, ma  non la rifiuta. ( A Maggi )

 ***

Abbiamo ascoltato le parole dell’apostolo Paolo: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4).
Che cosa significa che Gesù nacque nella “pienezza del tempo”? Se il nostro sguardo si rivolge al momento storico, possiamo restare subito delusi.
Roma dominava su gran parte del mondo conosciuto con la sua potenza militare. L’imperatore Augusto era giunto al potere dopo cinque guerre civili. Anche Israele era stato conquistato dall’impero romano e il popolo eletto era privo della libertà. Per i contemporanei di Gesù, quindi, quello non era certamente il tempo migliore.
Non è dunque alla sfera geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo.
E’ necessaria, allora, un’altra interpretazione, che comprenda la pienezza a partire da Dio.
Nel momento in cui Dio stabilisce che è giunto il momento di adempiere la promessa fatta, allora per l’umanità si realizza la pienezza del tempo.
Pertanto, non è la storia che decide della nascita di Cristo; è, piuttosto, la sua venuta nel mondo che permette alla storia di giungere alla sua pienezzaE’ per questo che dalla nascita del Figlio di Dio inizia il computo di una nuova era, quella che vede il compimento della promessa antica.
Come scrive l’autore della Lettera agli Ebrei: «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente» (1,1-3).
La pienezza del tempo, dunque, è la presenza di Dio in prima persona nella nostra storia.
Ora possiamo vedere la sua gloria che risplende nella povertà di una stalla, ed essere incoraggiati e sostenuti dal suo Verbo fattosi “piccolo” in un bambino. Grazie a Lui, il nostro tempo può trovare la sua pienezza. Anche il nostro tempo personale troverà la sua pienezza nell’incontro con Gesù Cristo, Dio fatto uomo.
Tuttavia, questo mistero sempre contrasta con la drammatica esperienza storica.
Ogni giorno, mentre vorremmo essere sostenuti dai segni della presenza di Dio, dobbiamo riscontrare segni opposti, negativi, che lo fanno piuttosto sentire come assente. La pienezza del tempo sembra sgretolarsi di fronte alle molteplici forme di ingiustizia e di violenza che feriscono quotidianamente l’umanità.
A volte ci domandiamo: come è possibile che perduri la sopraffazione dell’uomo sull’uomo?, che l’arroganza del più forte continui a umiliare il più debole, relegandolo nei margini più squallidi del nostro mondo? Fino a quando la malvagità umana seminerà sulla terra violenza e odio, provocando vittime innocenti? Come può essere il tempo della pienezza quello che pone sotto i nostri occhi moltitudini di uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione, disposti a rischiare la vita pur di vedere rispettati i loro diritti fondamentali?
Un fiume di miseria, alimentato dal peccato, sembra contraddire la pienezza del tempo realizzata da Cristo.
[…] Eppure, questo fiume in piena non può nulla contro l’oceano di misericordia che inonda il nostro mondo.
Siamo chiamati tutti ad immergerci in questo oceano, a lasciarci rigenerare, per vincere l’indifferenza che impedisce la solidarietà, e uscire dalla falsa neutralità che ostacola la condivisione.
La grazia di Cristo, che porta a compimento l’attesa di salvezza, ci spinge a diventare suoi cooperatori nella costruzione di un mondo più giusto e fraterno, dove ogni persona e ogni creatura possa vivere in pace, nell’armonia della creazione originaria di Dio.
All’inizio di un nuovo anno, la Chiesa ci fa contemplare la divina Maternità di Maria quale icona di pace.
La promessa antica si compie nella sua persona.
Ella ha creduto alle parole dell’Angelo, ha concepito il Figlio, è diventata Madre del Signore.
Attraverso di lei, attraverso il suo “sì”, è giunta la pienezza del tempo.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato dice che la Vergine «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Ella si presenta a noi come vaso sempre colmo della memoria di Gesù, Sede della Sapienza, da cui attingere per avere la coerente interpretazione del suo insegnamento.
Oggi ci offre la possibilità di cogliere il senso degli avvenimenti che toccano noi personalmente, le nostre famiglie, i nostri Paesi e il mondo intero.
Dove non può arrivare la ragione dei filosofi né la trattativa della politica, là può giungere la forza della fede che porta la grazia del Vangelo di Cristo, e che può aprire sempre nuove vie alla ragione e alle trattative.
Beata sei tu, Maria, perché hai dato al mondo il Figlio di Dio; ma ancora più beata tu sei per avere creduto in Lui. Piena di fede hai concepito Gesù prima nel cuore e poi nel grembo, per diventare Madre di tutti i credenti (cfr Agostino, Sermo 215, 4).
Estendi, Madre, su di noi la tua benedizione in questo giorno a te consacrato; mostraci il volto del tuo Figlio Gesù, che dona al mondo intero misericordia e pace. Amen. ( Papa Francesco )
 

Santa Famiglia – Anche la fede di Maria è una fede «in cam­mino», una fede che ripetutamente si trova nel buio e, attraversando il buio, deve maturare.

Gesù fra i dottori nel tempioOggi, festa della Santa Famiglia, la liturgia della Parola ci invita a riflettere sull’esperienza vissuta da Maria, Giuseppe e Gesù, mentre crescono insieme nell’amore reciproco e nella fiducia in Dio ( N. Galantino )
Le Letture bibliche che abbiamo ascoltato ci hanno presentato l’immagine di due famiglie che compiono il loro pellegrinaggio verso la casa di Dio.
Elkana e Anna portano il figlio Samuele al tempio di Silo e lo consacrano al Signore (cfr 1 Sam 1,20-22.24-28) .
Alla stessa stregua, Giuseppe e Maria, per la festa di pasqua, si fanno pellegrini a Gerusalemme insieme con Gesù (cfr Lc 2,41-52) . ( Papa Francesco ) Continua a leggere

I concili nei secoli
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I° CONCILIO DI NICEA



I° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



I° CONCILIO DI EFESO



I° CONCILIO DI CALCEDONIA



II° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



III° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



II° CONCILIO DI NICEA



IV° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



LETTERA A DIOGNETO


I° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



IV° CONCILIO LATERANENSE



I° CONCILIO DI LIONE



II° CONCILIO DI LIONE



CONCILIO DI VIENNA



CONCILIO DI COSTANZA



CONCILIO DI BASILEA



V CONCILIO LATERANENSE


CONCILIO DI TRENTO



CONCILIO VATICANO I°

Incontri sulla Dei Verbum
Incontri sulla “ DEI VERBUM” Comunità Itria dal 26 Novembre 2018. Per accedervi click sull’icona che scorre di seguito .
Introduzione alla lectio divina
Cliccando sulla copertina del libro o sulla voce del menu “ pregare la parola” leggiamo ogni giorno una pagina del libro di Enzo Bianchi per entrare nello spirito della Lectio Divina.
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