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II Domenica di Avvento – Il credente è colui che, attraverso il suo farsi vicino al fratello … indica prospettive di speranza anche in contesti esistenziali impervi….!

Nella prima lettura, tratta dal libro di Baruc ( II sec; con chiaro richiamo al libro della consolazione di Isaia) l’invito a svestire  tutto quello che è debolezza, fragilità, ignominia per indossare gli abiti della salvezza. Non più abiti di lutto per Gerusalemme ma l’invito a  rivestirsi della bellezza della gloria di Dio. A lei viene dato un nuovo nome [ “ pace di giustizia” e “ gloria di Pietà”] che caratterizza la sua natura di sposa dell’Eterno.

Sono giunte le nozze con il suo Signore perché è stata redenta ed è stata eliminato il suo peccato.  La creazione è trasformata e posta a servizio del popolo che esce dalla schiavitù ed è avvolto dalla gloria di Dio. .. 

 Il ritorno a Gerusalemme sarà come attraversare il giardino di Eden.

Tutto avviene in una nuova creazione. La profezia va quindi oltre il fatto storico immediato e contempla il momento finale la piena restaurazione, annunciata sia nelle profezie che negli scritti apostolici.

Nella seconda lettura la preghiera gioiosa di Paolo per i Filippesi per la “comunione nel Vangelo“. E  la comunione fraterna è esperienza di una “convivenza“, di un vivere insieme, che egli esprime con l’affermazione “vi ho nel cuore“.    La vita del credente, non è semplicemente uno “stato”, non è qualcosa di dato , non è una vicenda definitivamente “fissata”; è un cammino, una storia in svolgimento.

Paolo chiede per loro la pienezza dell’amore.  Viene rimarcata la stretta connessione tra la carità e la conoscenza e il discernimento .Il loro legame è assoluto, al punto che la crescita dell’amore è crescita “in conoscenza e in pieno discernimento! .. Tutto questo è possibile non per una nostra capacità intellettuale o morale, ma è frutto della nostra comunione con Gesù.

 

[Dopo l’invito a vegliare e pregare di domenica scorsa l’indicazione ] a  come dare sostanza a tale attesa: intraprendendo un cammino di conversione ... Come guida per questo cammino, il Vangelo ci presenta la figura di Giovanni il Battista, i cui tratti Luca li raccoglie dall’antica profezia di Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato» (vv. 4-5). 

Per preparare la via al Signore che viene, è necessario tenere conto delle esigenze della conversione a cui invita il Battista:

    • bonificare gli avvallamenti prodotti dalla freddezza e dall’indifferenza, aprendoci agli altri con gli stessi sentimenti di Gesù, cioè con quella cordialità e attenzione fraterna che si fa carico delle necessità del prossimo;
    • abbassare tante asprezze causate dall’orgoglio e dalla superbia.   

Occorrono concreti gesti di riconciliazione, anche se non è sempre facile riconciliarsi.

…La conversione è completa se conduce a riconoscere umilmente i nostri sbagli, le nostre infedeltà, inadempienze.  

 Il credente è colui che, attraverso il suo farsi vicino al fratello, come Giovanni il Battista apre strade nel deserto, cioè indica prospettive di speranza anche in quei contesti esistenziali impervi, segnati dal fallimento e dalla sconfitta. 

La testimonianza di Giovanni il Battista, ci aiuta ad andare avanti nella nostra testimonianza di vita. La purezza del suo annuncio, il suo coraggio nel proclamare la verità riuscirono a risvegliare le attese e le speranze del Messia che erano da tempo assopite.

Anche oggi, siamo chiamati ad essere testimoni umili e coraggiosi per riaccendere la speranza, per far comprendere che, nonostante tutto, il regno di Dio continua a costruirsi giorno per giorno con la potenza dello Spirito Santo. ( Papa Francesco)

 

 

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