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SS. TRINITA’ – L’unità divina non può   essere   quella   solitaria   dell’autocrate,   ma    l’unità della comunione, nella quale la distinzione arricchisce, non indebolisce l’unità.

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Nella  PRIMA LETTURA le  prime parole di un passo biblico che è stato definito da un esegeta francese, André Gelin, «la carta d’ identità di Dio».

.. È l’ alba, Mosè si è arrampicato lungo le pendici erte e pietrose del monte Sinai, reggendo tra le mani le due tavole marmoree che dovranno accogliere il nuovo Decalogo, dopo che le precedenti erano state spezzate di fronte all’ idolo del vitello d’ oro eretto dal popolo (Esodo 32,19-20). La vetta della montagna sacra è immersa nelle nubi.

Mosè le varca e si trova nell’ oscurità che all’ improvviso è squarciata da una voce possente. È Dio stesso che si autopresenta dicendo: « Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» …   all’ira e ricco di amore e di fedeltà» … 

Ora Mosè sa che il Dio invisibile è là, davanti a lui, perché sta proprio proclamando il suo nome “Signore”, in ebraico il nome sacro e impronunciabile Jhwh. Ma subito dopo Dio aggiunge quattro attributi che completano la sua “carta d’ identità”.

Il primo è in ebraico rahûm, che la versione “misericordioso” rende solo in modo pallido perché il termine originale allude alle viscere materne, a una sorta di affetto “viscerale” appunto, totale e assoluto come è quello di una madre o di un padre.

Il secondo aggettivo è hanûn e anche qui la traduzione “pietoso” è esangue e debole, perché l’originale rimanda alla “grazia”, al dono, alla gratuità di un rapporto d’ amore. La terza qualità divina è la sua paziente attesa che l umanità si converta…

L’ ultimo tratto è affidato a un binomio di parole che sono quelle tipiche per definire l’ alleanza tra il Signore e Israele. In ebraico sono hesed e ’ emet, “amore” e “fedeltà”, coppia di termini destinati a esprimere quella ricca trama di relazioni, di sentimenti, di affetti che intercorrono tra due persone che sono legate tra loro da un vincolo d’ amore e da un patto di fedeltà. (Gianfranco Ravasi)

 

Nella  SECONDA LETTURA  l’invito  tendere alla perfezione con parole ricche di  affettuosità e di gioiosa consolazione, sforzandoci di vivere gli stessi sentimenti che erano nel cuore di Gesù che si possono racchiudere  nel  Suo farsi  “obbediente a Dio fino alla morte e alla morte in Croce”; parlando non con parole ma con una vita vissuta annientando noi stessi per la salvezza degli altri, vivendo nella pace, nell’Amore che col Padre e il Figlio sono l’unico Dio.

 

Nel  VANGELO   di oggi, nel breve dialogo con Nicodemo, Gesù si presenta come Colui che porta a compimento il piano di salvezza del Padre in favore del mondo.

Egli afferma: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (v. 16). Queste parole stanno a indicare che l’azione delle tre Persone divine – Padre, Figlio e Spirito Santo – è tutta un unico disegno d’amore che salva l’umanità e il mondo, è un disegno di salvezza per noi.

Dio ha creato il mondo buono, bello, ma dopo il peccato il mondo è segnato dal male e dalla corruzione. Noi uomini e donne siamo peccatori, tutti, pertanto Dio potrebbe intervenire per giudicare il mondo, per distruggere il male e castigare i peccatori. Invece …Dio Padre ama talmente il mondo che, per salvarlo, dona ciò che ha di più prezioso: il suo Figlio unigenito, il quale dà la sua vita per gli uomini, risorge, torna al Padre e insieme a Lui manda lo Spirito Santo. La Trinità è dunque Amore, tutta al servizio del mondo, che vuole salvare e ricreare. Oggi, pensando a Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, pensiamo all’amore di Dio! E sarebbe bello che noi ci sentissimo amati. … ( Papa Francesco)

….    Per Gesù, Dio è amore, e l’amore, ci ricorderà S.Agostino, è per natura sua trinitario: in esso c’è l’Amante, l’Amato e l’Amore. E l’unità divina non può   essere   quella   solitaria   dell’autocrate,   ma    l’unità della comunione, nella quale la distinzione arricchisce, non indebolisce l’unità. …    L’amore è di natura sua inclusivo: Dio vuole dunque che l’uomo partecipi alla Sua vita,  vuole  essere  il  Tu  presente  in  ogni storia umana.    Ma questa “eudokìa”, “buona volontà”divina non può non prendere, nel mondo segnato dal male e dalla morte, la forma della Croce: la croce di Gesù è l’atto supremo della comunione, …. Senza comunione non c’è gioia: ma la comunione non può essere selettiva.   Se la mia sicurezza, il mio benessere dipendono dall’esclusione dell’altro uomo, non avrò né gioia né sicurezza.     (Don Giuseppe Dossetti )

 

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