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tirisan

Benedetto XVI saluta il popolo di Dio nella promessa di accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione.

www.chiesadicefalu.itUn’immensa folla per salutare Benedetto XVI all’ultima udienza generale.
Piazza S. Pietro è stata icona dell’universalità della Chiesa riunita attorno al Successore di Pietro, amato più che mai anche da coloro che inizialmente l’avevano accettato con “diffidenza” e  poco entusiasmo.  
I saluti in 11 lingue,oltre l’italiano,  oggi hanno avuto un significato davvero particolare nell’ultimo messaggio che il Pontefice ha rivolto ai pellegrini venuti da tutto il mondo.
La lettura scelta per l’udienza è tratta dalla Lettera di S.Paolo Apostolo ai Colosesi ( Col 1,3-6).
“Noi rendiamo grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, continuamente pregando per voi, avendo avuto notizie della vostra fede in Cristo Gesù e della carità che avete verso tutti i santi a causa della speranza che vi attende nei cieli. Ne avete già udito l’annuncio dalla parola di verità del Vangelo che è giunto a voi. E come in tutto il mondo esso porta frutto e si sviluppa, così avviene anche fra voi, dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità…”
Di seguito il testo del saluto di Bendetto XVI.
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!

Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa mia ultima Udienza generale.
Grazie di cuore! Sono veramente commosso! E vedo la Chiesa viva! E penso che dobbiamo anche dire un grazie al Creatore per il tempo bello che ci dona adesso ancora nell’inverno.
Come l’apostolo Paolo nel testo biblico che abbiamo ascoltato, anch’io sento nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. In questo momento il mio animo si allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo.
Sento di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10).
In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia.
Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore.
Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!
Ma non è solamente Dio che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è la sua prima responsabilità. Io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella preghiera, con il cuore di padre.
Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio.
A questo punto vorrei ringraziare di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo, che nelle ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera. Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. Ma vediamo come la Chiesa è viva oggi!
In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.
Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della vostra comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui.
Il “sempre” è anche un “per sempre” – non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio.
Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito.
Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia.
Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!

Incontro col Direttore nazionale della Pastorale Familiare

Nei giorni 13-14 e 15Pastorale familiare Aprile  incontro del Direttore Nazionale della Patorale Familiare  Don paolo Gentili con i responsabili parrocchiali per la Pastorale Familiare, le famiglie e le coppie di fidanzati i Sacerdoti  e religiosi della Diocesi.
Di seguito l’invito e il programma.
Gentilissimi,
siamo lieti di invitarvi all’incontro con il Direttore nazionale della Pastorale Familiare, don Paolo Gentili.
  L’incontro si articolerà in tre giornate 13, 14 e 15 Aprile, secondo il seguente programma di massima:
     13 Aprile – ore 16,00 Cefalù, Sala Cagnoni: l’incontro di formazione sugli “Orientamenti Pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia”, sarà rivolto a tutti responsabili parrocchiali per la pastorale familiare.
     14 Aprile – ore 9,30 San Guglielmo: convegno diocesano per tutte le famiglie e le coppie di fidanzati;
                ore 16,00 congedo.
     15 Aprile – ore 10,00 Cefalù, Seminario:  corso di formazione rivolto a tutti i sacerdoti e i religiosi della Diocesi sugli “Orientamenti Pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia”.
 
Considerata l’importanza dell’iniziativa vi invitiamo a partecipare e ad estendere l’invito a tutte le vostre comunità parrocchiali.
Affettuosamente,
 don Domenico Sausa e Maria e Martin Milone
Ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare
 
Per ulteriori informazioni
Martin Milone 3495022156
 
 

II Domenica di Quaresima: Viviamo dentro una nube la nostra esperienza di fede. Nessun contatto in questa nube con la gloria di Dio se non la parola " Questo è mio Figlio, ascoltatelo".

trasfigurazione… Dopo aver contemplato la gloria di Gesù, gli apostoli, entrati nell’oscuramento della nube dove furono presi da timore, vennero impegnati dal Signore – è detto in un altro sinottico – a tacere su quello che avevano veduto.
Le certezze che nascono da un contatto con la Gloria di Dio, non possono essere dette nel contesto del nostro discorso feriale, né propagate come se fossero verità di tipo filosofico o scientifico. Esse eccedono a tal punto la credibilità, sono così al di fuori della nostra possibilità di rappresentarle che il vero modo di rispettarle è il silenzio.
C’è un silenzio che nasce dal vuoto uno non dice niente perché non ha niente da dire ma c’è un silenzio che nasce dal pieno uno non dice niente perché sa che quello che dice non è credibile – . C’è un ritegno che è l’opposto della mancanza di fede, è un segno della fede. […]
 È dentro una nube che viviamo, dunque, la nostra esperienza di fede.
 Vivere così significa innanzitutto vivere sotto il segno della croce.
Paolo, con parola forte, parla dei «nemici della croce».
I nemici della croce di Cristo sono tutti coloro che dimenticano che l’esistenza è sotto il segno della morte, siamo in questa vita terrena con tutti i segni della fragilità.
Il punto terminale della nostra vita umana è un cimitero. Questo è il mondo della nostra esperienza. Chi di voi ha avuto qualche altra esperienza che ci porti al di là di questo limite?
La nube ci circonda totalmente.
… Viviamo dentro una nube dove, come gli Apostoli, abbiamo un gran terrore.
Questo terrore lo provate ogni giorno se tenete gli occhi aperti, e nell’orizzonte domestico e nel grande orizzonte – anch’esso ormai domestico – della vita sociale, dove ci raggiungono notizie terrificanti, dove la fragilità dell’uomo, gli squilibri dell’uomo aggressivo, il sangue che si sparge, ci danno terrore.
Non possiamo costruirci una cronaca a nostro uso e consumo, tutta azzurra o tutta rosa, perché il mondo è squallido.
 Questa verità, offertaci da questo mondo terribile, non è l’ultima verità.
 L’altro terrore, che è sacro, è quello della potenza di Dio ed è lo specifico della fede.
Come la fiaccola che passa, secondo un rito antico, attraverso gli animali squartati mentre anche Abramo è nel terrore – è l’iniziativa di Dio che si fa vivo, che porta la promessa e libera Abramo dal terrore – così noi abbiamo questa luce – è la luce della resurrezione – che ci dà come il terrore della potenza di Dio.
Dio non è plausibile, non è ragionevole, la sua potenza sorpassa le nostre argomentazioni. Se così stanno le cose. noi viviamo sotto il segno della croce.
Non ci illudiamo: la signoria del mondo è una signoria micidiale.
I poteri di questo mondo, nella complessità in cui si svolgono e si intrecciano – siano quelli bruti della forza fisica, siano quelli che hanno in mano il diritto e la ricchezza o la parola o la cultura sono poteri che schiacciano i miseri ed hanno efficacia fino a quella soglia oltre la quale c’è il nulla: qui ogni potere tace.
 Di fronte ad un uomo moribondo ogni potere tace, non ha più niente da dire perché il mondo del potere è il mondo dell’effimero, dove la follia si svolge, dove la cultura trionfa, dove il denaro circola.
Questa anticipazione della radicalità della croce è un aspetto della fede – un aspetto terreno, laico – che ci affratella a tutti gli uomini, anzi in qualche modo ci pone accanto a loro, sia pure in modo critico, perché non accettiamo le signorie sostitutive a cui spesso gli uomini senza fede hanno aderito quasi come sostituto della fede.
Ma anche all’interno del mondo religioso siamo contro ogni fanatismo, contro ogni superstizione, contro ogni autoritarismo, perché tutto questo offende la radicalità della croce.
È un principio importante, mai del tutto vissuto, mai del tutto adempiuto, che ci deve trovare intransigenti sia pure con amore.
L’altra verità è che in questa nube non c’è nessun tramite per tener contatto con la gloria di cui vi ho detto se non la parola che dobbiamo ascoltare: «Questo è mio figlio, ascoltatelo».
Ciò che ci rimane come eredità è questa parola, scritta, sì, nei libri, ma in realtà trasmessa nella viva palingenesi del cuore – non si dà la parola consegnando un libro, la parola si riaccende, come se fosse nel momento aurorale, nel cuore che l’annuncia oppure è una parola morta – ed è una parola che fa la sua corsa nel tempo.
(Ernesto Balducci – da “Gli ultimi tempi” – vol. 3- anno C )

Metti in moto la fede: ritiro per giovani e famiglie della nostra diocesi.

Locandina- Metti in moto la Fede mla Quaresima “nel contesto dell’Anno della fede, ci offre una preziosa occasione per meditare sul rapporto tra fede e carità: tra il credere in Dio, nel Dio di Gesù Cristo, e l’amore, che è frutto dell’azione dello Spirito Santo e ci guida in un cammino di dedizione verso Dio e verso gli altri” (Dal Messaggio di Papa Benedetto XVI per la Quaresima).
                La Quaresima è il tempo favorevole per rinnovare il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario. E’ un percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale.
Per questo proponiamo ai giovani, ai giovanissimi e alle famiglie della nostra Diocesi di partecipare al Ritiro spirituale che terremo domenica 3 marzo 2013 a Cefalù.
                Sarà un’occasione di incontro e confronto, di meditazione della Parola di Dio attraverso l’ascolto di alcuni testimoni. Vi preghiamo di far partecipare tutti i giovani e le famiglie delle nostre realtà ecclesiali all’intera giornata, che concluderemo con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro vescovo.
Invitiamo i responsabili dei gruppi dei giovani e dei gruppi famiglia o i parroci a comunicare entro il 28 febbraio le adesioni telefonando o inviando una mail ai seguenti indirizzi di posta elettronica: c.cerami@tiscali.it; pastoralefamiglia@yahoo.it; licctheo@libero.it.
                Nell’attesa di incontrarci, Vi salutiamo affettuosamente.
                                                                                  La Consulta Diocesana di Pastorale Giovanile
                                                                                                              La Consulta di Pastorale Familiare
                                                                                                              Il Centro Diocesano Vocazioni

 

 

 

 

Ritiro di Quaresima

per i giovani e le famiglie della Diocesi di Cefalù

                             

Programma

Cefalù 3 Marzo 2013

 
Ore 9.30 Accoglienza dei giovani e delle famiglie presso il cortile dell’Episcopio
Ore 10.00 Momento di preghiera presso la chiesa di S. Stefano
Ore 10.30 Momento di riflessione a più voci
Ore 11.30 Divisi per fasce d’età:          I giovanissimi presso la chiesa di S. Stefano
                                                                  I giovani presso la chiesa del Santissimo
                                                                  Gli adulti presso l’Auditorium Annunziata
E guidati da un animatore condivideremo quanto ascoltato e potremo celebrare il sacramento della Riconciliazione
Ore 13.00 Pranzo a sacco con la possibilità di condividere quanto preparato con gli altri presso il cortile dell’episcopio o nella sala Cagnoni
Ore 14.30 Sintesi dei tre gruppi in Cattedrale e preparazione della Celebrazione Eucaristica
Ore 15.30 Celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro vescovo
Ore 16.30 Saluti e partenze.
P.S.         don Calogero Cerami         tel. 333/3407807
                don Giuseppe Licciardi      tel. 347/6340737
                don Domenico Sausa          tel. 340/2672472              
                Milone Martin e Maria       tel. 349/5022156

I concili nei secoli
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I° CONCILIO DI NICEA



I° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



I° CONCILIO DI EFESO



I° CONCILIO DI CALCEDONIA



II° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



III° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



II° CONCILIO DI NICEA



IV° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



LETTERA A DIOGNETO


I° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



IV° CONCILIO LATERANENSE



I° CONCILIO DI LIONE



II° CONCILIO DI LIONE



CONCILIO DI VIENNA



CONCILIO DI COSTANZA



CONCILIO DI BASILEA



V CONCILIO LATERANENSE


CONCILIO DI TRENTO



CONCILIO VATICANO I°

Incontri sulla Dei Verbum
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