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Leggiamo, una pagina al giorno, il libro “ PREGARE LA PAROLA” di Enzo Bianchi. Per accedervi click sulla voce del menu “ PREGARE LA PAROLA” o sull’icona che scorre di seguito .

tirisan

Vivere la Quaresima con più intensa comunione ecclesiale superando individualismi e rivalità.

www.chiesadicefalu.itPrima di entrare nel nascondimento richiamo forte, di Benedetto XVI, nella liturgia delle Ceneri, alla comunione ecclesiale, con l’invito a superare individualismi e rivalità .
Partendo dal chiaro richiamo del profeta Gioele a ritornare a Dio , Benedetto XVI spiega che questo è possibile  grazie alla forza della misericordia di Dio e diventa realtà concreta “solo quando la grazia del Signore penetra nell’intimo e lo scuote donandoci la forza di ‘lacerare il cuore… ” 
Poi continua:
“In effetti, anche ai nostri giorni, molti sono pronti a “stracciarsi le vesti” di fronte a scandali e ingiustizie – naturalmente commessi da altri –, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio “cuore”, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta”

Ancora  Benedetto XVI si sofferma sull’invito del profeta Gioele quando parla della preghiera dei sacerdoti che chiedono a Dio con le lacrime agli occhi
“Questa preghiera  – dice – ci fa riflettere sull’importanza della testimonianza di fede e di vita cristiana di ciascuno di noi e delle nostre comunità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte, deturpato:
“Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale.
Vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti”.
Quanto vicine queste precisise affermazioni a quello che il Cardinale Martini aveva detto in una intervista su Repubblica nel 2008   (ci sono cose che vorrei dire alla chiesa).
L’invito, poi, a cogliere queste parole con ” urgenza che non ammette inerzia ”

… Il «ritornare a Dio con tutto il cuore» nel nostro cammino quaresimale passa attraverso la Croce …
Un cammino,  in cui imparare ad uscire dall’egoismo e dalle chiusure per fare spazio a Dio che trasforma il cuore e ad ascoltare più assiduamente la Parola di Dio.
“La nostra testimonianza allora sarà sempre più incisiva quanto meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del giusto è Dio stesso, l’essere uniti a Lui, quaggiù, nel cammino della fede, e, al termine della vita, nella pace e nella luce dell’incontro faccia a faccia con Lui per sempre”

( Cliccando sull’ icona del post è possibile vedere e ascoltare l’omelia nella sua interezza )

La penultima udienza di Benedetto XVI.

www.chiesadicefalu.itGrande accoglienza , affetto e commozione per Benedetto XVI oggi durante la sua penultima udienza generale del Pontificato, nell’Aula Paolo VI in Vaticano.
Accanto il video dell’udienza , di seguito quello che Benedetto XVI ha detto.
 ” Cari fratelli e sorelle come sapete ho deciso … di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato il 19 aprile 2005.
Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede.
Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. Ringrazio tutti per l’amore e la preghiera con cui mi avete accompagnato… … grazie!
Ho sentito quasi fisicamente, in questi giorni per me non facili, la forza della preghiera, che l’amore della Chiesa, la vostra preghiera, mi porta. Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà.”

I Domenica di Quaresima:siamo ancora dentro la fenomenologia del peccato, di cui siamo anche contribuenti abbastanza efficaci.

Tentazioni di GesùTutta la vita di Gesù è stata una formidabile lotta, una presa di posizione decisa nel grande combattimento contro l’avversario. ….
La pagina sulle tre tentazioni diaboliche che Gesù ha vinto per noi, per ogni uomo e donna della terra, è densa di  significato…..
Esse sono infatti un simbolo di tutte le tentazioni umane, delle crisi, delle sofferenze dell’umanità.
Gesù si avvia nel deserto per lasciarsi tentare da satana e inizia un periodo di quaranta giorni di digiuno.
 Quaranta giorni evocano la marcia eroica, al limite delle forze, estenuante, del popolo di Israele che cammina nel deserto.
 Il deserto è il luogo della solitudine, dello smarrimento, della fame, ed è pure il luogo del silenzio e della preghiera. martiniGesù si rifugia nella solitudine e vive il digiuno, la penitenza, l’austerità, la fatica, la preghiera, il silenzio.
Ma il deserto è anche un luogo in cui si compiono delle scelte, perché l’uomo viene posto di fronte alle domande esistenzialmente più drammatiche.
Gesù sta per iniziare la sua vita pubblica e, in occasione di questo lungo ritiro in silenzio e in solitudine vuole decidere il suo programma: non penserà a sé, non si preoccuperà del suo corpo, non approfitterà del suo potere miracoloso, ma sarà il Messia umile, obbediente, ascoltatore della parola di Dio.
 Risponde quindi al tentatore in tre modi:
– appoggiandosi alla parola di Dio: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Deuteronomio 8, 3);
– rifiutando la via facile dei miracoli spettacolari ed entrando nella via nascosta e semplice del dovere quotidiano: «Non tentare il Signore Dio tuo» (Deuteronomio 6, 16);
– rifiutando ogni potere terreno, ogni successo mondano, ogni ricchezza, per proclamare il primato assoluto di Dio, primato che è la radice di tutto ciò che è giusto e retto: «Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto» (Deuteronomio 6, 13) . La negazione di tale primato è la radice marcia di una cultura incapace di difendere i valori più sostanziali dell’ onestà e di promuovere la vita là dove essa è maggiormente minacciata. ( C.M.Martini)
bladucciLa caduta del popolo di Dio, della Chiesa nella tentazione – Gesù ha vinto ma la Chiesa non ha vinto – è avvenuta quando qualcuno ha detto: «lo ti do ogni potere purché tu mi adori».
Noi siamo ancora dentro questa fenomenologia del peccato, di cui siamo anche contribuenti abbastanza efficaci, per la verità.
Questo uso del potere che ci viene concesso in nome dei cosiddetti valori dello spirito è diventato generale.
 O ci si libera da questo peccato, oppure non significa nulla tutto ciò che diciamo, anzi contribuisce al male.
 Se io, con i segni della potenza e con le garanzie della potenza attorno a me, vado a trovare popoli poveri, io tesso un filo in più alla tela Satana.
 Solo se le parole di liberazione vengono dette in una situazione liberata, con un modo di esistere liberato, esse hanno senso, altrimenti esse servono alla dilatazione dell’impero di Satana.
 E proprio qui la radice dell’alienazione umana.
 Quanto è straordinaria la parola di Gesù!
  Dicendola Egli si è crocifisso, ha scelto già la croce.
 Proiettate le sue parole nella storia evangelica e le vedrete rimbalzare: Pietro, Caifa… ovunque Gesù urta contro Satana nelle sue espressioni anche le più semplici.
 L’altra alienazione che tocca direttamente l’asse religioso dell’esistere, la conosciamo bene.
  La volontà dell’onnipotente è la tentazione radicale dell’uomo, il quale si camuffa, nasconde a se stesso la propria agilità, cancella i confini creaturali che sono i suoi confini elimina da sé l’immagine della morte obiettivandola fuori di sé come se egli fosse la vita stessa.
 Questa tentazione dell’onnipotenza trova la sua consacrazione diretta nella sicurezza che dà Dio, nel “Dio con noi”, che è la grande bestemmia della storia.
  Ogni crociata è stata un cedimento a questa tentazione.
 Tutto ciò che è stato detto dall’intelligenza antica e moderna contro la religione è scritto qui.
 Potrei rievocare in questo momento – se avessi tempo – tutte le grandi obiezioni Contro il cristianesimo e le trovo già contenute qui.
Se sono obiezioni serie esse colpiscono non tanto il modo di essere di Gesù, il suo progetto, ma le nostre falsificazioni storiche.
 Devo chiudere con almeno un accenno all’alternativa che qui si di schiude e che costituisce l’altro termine della nostra conversione.
Dobbiamo liberarci dalla schiavitù che ho descritto per approdare ad a forma di esistenza il cui senso totale è l’amore, il rigetto della violenza, è la fraternità tra gli uomini, è la mitezza.
In una società frazionata, come quella anteriore all’organizzazione industriale, certe deviazioni potevano avere i confini dello stesso gruppo umano, ma adesso che l’umanità si è fatta come un solo individuo queste deviazioni diventano smisurate e mortali.
 Se è vero, ed è vero, che l’umanità è un solo uomo – lo è nel senso empirico ormai – allora queste deviazioni non hanno più i confini che avevano in un’epoca tecnicamente ancora arretrata.
  L’uomo può distruggere per dieci volte l’umanità intera: non era mai successo. Allora le antiche deviazioni diventano la possibilità del suicidio collettivo.
La gloria di Dio non è il suicidio dell’umanità.
 Non è vero!
 La gloria di Dio è il cambiamento dell’uomo.
 Ecco perché siamo impegnati in questa conversione che non è solo un itinerario interiore, è un programma storico.
Siamo all’ultima sponda di questa storia del peccato.
Nel Vecchio Testamento, il peccato originale è narrato in undici capitoli che vanno dal paradiso terrestre alla torre di Babele.
Se dovessimo narrare il peccato originale dalle origini della storia umana fino ad oggi, la torre di Babele è la nostra grande costruzione atomica.
Da questo momento può nascere tutto: o la morte o la vita.
 Ecco il dilemma che dal tempo di Gesù si apre dentro di noi e ci pone dinanzi al tempo in cui viviamo con una lucidità assoluta e con una misura assoluta delle nostre responsabilità. ( E. Balducci )

Benedetto XVI successore di Pietro più che mai nel suo " esodo"

bianchi benedetto XVITanti i commenti tutti ispirati a proclamare il coraggio, l’umiltà, la forza di aprire la Chiesa al nuovo nella debolezza.
Riportiamo quello di Enzo Bianchi, priore di Bose apparso sulla ” Stampa” di stamani 12  Febbraio.
Per quasi tutti è stata una sorpresa, per chi lo conosceva anche solo un poco, come me, no. Perché Benedetto XVI è innanzitutto un uomo coerente tra il suo dire e l’operare.
Aveva detto più volte, e lasciato pubblicare nella sua intervista con Peter Seewald, che il papa avrebbe potuto dimettersi qualora giungesse “alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico” di successore di Pietro.
E così ha fatto, quando davanti a Dio ha esaminato la propria coscienza. Un gesto compiuto anche nella consapevolezza che nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti, occorre il vigore di chi è più giovane, “sia nel corpo sia nell’animo”. Così si è dimesso, ma preparando con cura questo giorno. Aveva celebrato un concistoro in novembre, per dare un volto maggiormente universale al collegio cardinalizio, aveva terminato la sua fatica di fede e di testimonianza nello stendere una lettura di Gesù morto e risorto, vissuto realmente negli anni della nostra storia, approfondendone i vangeli dell’infanzia. E speriamo che prima del 28 febbraio consegni – quasi come suo testamento – l’enciclica sulla fede, dopo le due luminose sull’amore e sulla speranza. Noi attendiamo ancora questo dono da lui.
Non è questo il momento di tracciare un bilancio, ammesso che si possa fare, sui quasi otto anni del suo ministero petrino: un pontificato che ha attraversato la nostra storia non facile, non semplice e a volte anche enigmatica, una storia piena di mutamenti globali nel mondo occidentale (l’aggravarsi di una crisi culturale e una crisi economica mai conosciuta nei tempi recenti) e di rivoluzioni nel mondo arabo che giudichiamo “primavere” ma che vediamo attraversate da gelate repentine; un tempo di incertezze e di mutamenti nell’etica, soprattutto nelle culture un tempo cristiane. Sono stati anni in cui Benedetto XVI ha continuato ad ammonire la chiesa, accettandone la condizione minoritaria, chiedendole di essere minoranza significativa, capace di esprimere la differenza cristiana in un mondo indifferente e nel contempo segnato dalla presenza simultanea di molte religioni nello stesso luogo.
Lo si è definito più volte un papa conservatore, ma questo gesto lo mostra come innovatore: rompe, infatti, una tradizione di duemila anni in cui tutti i vescovi di Roma sono morti di morte violenta o di malattia o di vecchiaia (papa Celestino V dimissionò, ma costretto da chi sarebbe diventato il suo successore). Così il cattolico è invitato a guardare più al ministero petrino che non alla persona del papa: questo è certamente un fatto rivoluzionario e, ritengo, anche più evangelico. Chi esercita l’episcopato o un servizio di presidenza nella chiesa, lo fa in comunione con Cristo Signore in misura del grado in cui è stato posto, ma una volta cessato l’esercizio del ministero, un altro può continuarlo e la persona che lo ha esercitato in precedenza scompare, diminuisce, si ritira.
La domanda che già sentiamo risuonare – come sarà con due papi viventi? – in realtà non sussiste, perché uno solo sarà il papa. Benedetto XVI tornerà a essere il cardinal Ratzinger e non possederà più quella grazia e quell’autorevolezza dello Spirito santo che saranno possedute da chi sarà eletto nuovo papa dal legittimo collegio cardinalizio. Su questo la dottrina cattolica è chiara e non permette che una persona sia più determinante del ministero che gli è stato affidato. In ogni caso, conoscendo l’umiltà di Benedetto XVI, siamo certi che egli – come promette nel messaggio rivolto ieri ai cardinali – si dedicherà alla preghiera e anche lui pregherà con la chiesa intera per Pietro, per il nuovo papa, ben sapendo di non esserlo più: avverrà per il vescovo di Roma, come per i vescovi emeriti delle altre diocesi.
Papa Benedetto ha compiuto un grande gesto, evangelico innanzitutto, e poi umano. In uno stupendo commento ai salmi, sant’Agostino – un padre della chiesa tra i più amati da Benedetto XVI – leggiamo: “Si dice che quando i cervi migrano in gruppo o si dirigono verso nuove terre, appoggiano il peso delle loro teste scambievolmente gli uni sugli altri, in modo che uno va avanti e quello che segue appoggia su di esso la sua testa… quello che sta in testa sopporta da solo il peso di un altro, quando poi è stanco passa in coda, giacché al suo posto va un altro a portare il peso che prima portava lui e così si riposa dalla sua stanchezza, poggiando la sua testa come la poggiano gli altri” (Commento al Salmo 41).
Così la presenza di Ratzinger nella chiesa non si conclude. Sarà un presenza altra e non meno significativa: una presenza di intercessione. Si metterà cioè tra Dio e gli uomini, non per compaginarli nella comunione cattolica – questo non sarà più il suo compito – ma per chiedere che Dio continui a inviare le energie dello Spirito santo sulla chiesa e i suoi doni sull’umanità. Molti oggi vorrebbero dire a papa Benedetto XVI: “Grazie, santo Padre!” per il suo disinteresse, per la sua sollecitudine affinché anche il papa sia decentrato rispetto a colui che dà il nome di cristiani a molti uomini e donne che hanno fede solo in lui: Gesù Cristo! Si diceva che questo papa ha grandi parole ed è incapace di gesti: il più bel gesto ce lo lascia ora, come Pietro che ormai anziano – dice il Nuovo Testamento – “se ne andò verso un altro luogo” continuando però a seguire il Signore. Benedetto XVI appare successore di Pietro più che mai, anche nel suo esodo.
 

I concili nei secoli
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I° CONCILIO DI NICEA



I° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



I° CONCILIO DI EFESO



I° CONCILIO DI CALCEDONIA



II° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



III° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



II° CONCILIO DI NICEA



IV° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



LETTERA A DIOGNETO


I° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



IV° CONCILIO LATERANENSE



I° CONCILIO DI LIONE



II° CONCILIO DI LIONE



CONCILIO DI VIENNA



CONCILIO DI COSTANZA



CONCILIO DI BASILEA



V CONCILIO LATERANENSE


CONCILIO DI TRENTO



CONCILIO VATICANO I°

Incontri sulla Dei Verbum
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Introduzione alla lectio divina
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