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Libera la domenica …. per recuperare il senso della vera Gioia

Oggi, ancor più che nel passato, tutti siamo spettatori protagonisti di un’amara verità: i ritmi quotidiani di lavoro frenetico, l’essere privati del riposo domenicale calpestano il bisogno di costruire relazioni vitali con se stessi, con la famiglia, con gli altri e con Dio. Sacrificare al profitto e alle regole del mercato il giorno del riposo significa soltanto educare il cittadino a stabilire col tempo un rapporto idolatrico.
Patrocinata dalla confesercenti, dalla Federstrade e col sostegno della CEI si è aperta la campagna ” LIBERA LA DOMENICA” per presentare una legge di iniziativa popolare  per chiedere una regolamentazione all’apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali introdotta meno di un anno fa dal decreto “Salva Italia” che consente alle attività commerciali la possibilità di restare aperte 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Di seguito il link al sito  www.liberaladomenica.it   dove si possono trovare tutte le informazioni sulla campagna e su come si devono raccogliere le firme.
Riportiamo   la lettera di adesione all’iniziativa del nostro vescovo.

Ai Presbiteri, ai Diaconi, alle Persone consacrate e

 a tutti i Fedeli laici della Chiesa di Cefalù

Fratelli e figli carissimi nel Signore,
è trascorso quasi un trentennio dalla pubblicazione del documento della Conferenza Episcopale Italiana Il Giorno del Signore.
Già allora si iniziava a constatare con sofferenza un graduale ed inarrestabile svuotamento del significato antropologico e religioso originario della domenica. I vescovi esortavano il popolo santo di Dio e ogni uomo di buona volontà a custodire la domenica per salvaguardare il trionfo della vita. «Astenersi dal lavoro e dalla fatica – recita il testo – oltre che costruire la condizione indispensabile per partecipare alla festa comune, diventa affermazione della vita, del primato della gioia».
Una tale puntualizzazione attesta con chiarezza come il Magistero non abbia mai voluto difendere un valore esclusivamente religioso da tutelare mediante una “crociata clericale” in difesa della Messa festiva.
Gli orizzonti di riflessione dei vescovi italiani hanno costantemente dato il primato alla dignità della persona e della famiglia.
 Oggi, ancor più che nel passato, tutti siamo spettatori protagonisti di un’amara verità: i ritmi quotidiani di lavoro frenetico, l’essere privati del riposo domenicale calpestano il bisogno di costruire relazioni vitali con se stessi, con la famiglia, con gli altri e con Dio.
 Sacrificare al profitto e alle regole del mercato il giorno del riposo significa soltanto educare il cittadino a stabilire col tempo un rapporto idolatrico.
Se il lavoro dona dignità e benessere, il riposo ricarica, ritempra le forze fisiche, garantisce il giusto equilibrio psicologico, affina il senso di responsabilità ed è il canale migliore per guardare al domani avvolti dalla speranza. Ci rende inoltre solari, intraprendenti, dinamici, pronti a vivere il presente e ad abitarlo senza la logica del “tutto e subito” o “dell’usa e getta”.
E’ un diritto esclusivo dei genitori quello di accompagnare nella crescita i propri figli e assaporare quel calore familiare che nei giorni domenicali e festivi si respira quando tutta la famiglia si riunisce attorno ad una tavola.
La domenica, nel patrimonio culturale del nostro paese è il giorno della famiglia, della festa, del riposo.
E’ ancora forte nei paesi della nostra amata Chiesa Cefaludense la preziosissima testimonianza cristiana di tanti nonni e nonne, papà e mamme che vivono e celebrano la domenica come il giorno della famiglia e del Signore.
Tanti contadini e pastori lasciano campi e greggi per il pranzo della domenica che riesce magicamente ad unire tutti, grandi e piccoli. E alla sera dalla tavola di casa si passa al banchetto eucaristico per rendere vera e santa la festa, rispondendo alla convocazione del Buon Dio.
Sono altrettanto numerose le mamme e le nonne che di buon mattino, al suono delle campane, corrono per l’Eucaristia domenicale e dedicano parte della giornata tra i fornelli. I piatti della domenica devono avere sapori e profumi speciali. Non può mancare il dolce. E’ la festa di tutti! Sono attenzioni particolari, segni di vita, di gioia, che aiutano a creare il clima della festa fatto anche di odori, sapori e colori.
A ciascuno di noi in questo delicato e travagliato momento storico è affidato il compito di custodire la domenica che non può soccombere solo a interessi o pseudovalori economici.
 Noi vescovi italiani non siamo contro le domeniche lavorative in assoluto, ma contro la loro liberalizzazione non governata. L’apertura domenicale dei negozi non deve essere una regola.
Certamente già tutti siete a conoscenza della campagna “Libera la domenica” promossa dalla Confesercenti insieme a Federstrade con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana, per chiedere una regolamentazione all’apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali introdotta meno di un anno fa dal decreto “Salva Italia” che consente alle attività commerciali la possibilità di restare aperte 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Una liberalizzazione che avrebbe dovuto portare nuova occupazione e maggiore concorrenza ma nella realtà dei fatti, a trarne dei vantaggi, è stata la grande distribuzione, a scapito dei piccoli negozi a conduzione familiare dei paesi e dei centri storici delle nostre città. Secondo Confesercenti, 100 mila imprese hanno chiuso e 80 mila negozi potrebbero aggiungersi nei prossimi 5 anni. Alle questioni economiche si affianca anche un allarme sociale: a ottocento mila imprenditori che svolgono attività di commercio e ai loro dipendenti non è dato più tempo e spazio per le famiglie.
Domenica 25 novembre, festa liturgica di Cristo Re, si darà il via sui sagrati delle parrocchie di tutta Italia alla raccolta di firme da inviare in Parlamento per “liberare la domenica” dallo sfruttamento economico e restituirla alle persone.
Affidandomi alla vostra sensibilità di pastori e di laici attenti ai segni dei tempi, vi esorto vivamente ad adoperarvi affinché anche in tutti i sagrati delle nostre Chiese si provveda alla raccolta delle firme. Diamo il nostro responsabile contributo come cittadini cristiani a questa campagna per la proposta di legge di iniziativa popolare relativa all’apertura domenicale dei negozi. Nessuna remora sia di ostacolo nel trasformare i nostri sagrati in luoghi di incontro tra la comunità dei cristiani e il territorio. Il sagrato costituisce, secondo lo stile del Concilio, lo spazio dove si vive il dialogo tra Chiesa e Società.
Adoperiamoci tutti nel far comprendere che preservando la festa e il riposo domenicale si custodisce la dignità e la capacità relazionale dell’uomo.

 Affettuosamente vi benedico.

Cefaflù, 12 Novembre 2012
 

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